Page 2304 - Shakespeare - Vol. 2
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secondo  cui  la  commedia  fu  scritta  rapidamente  su  ordine  della  regina
          Elisabetta.
          La  data  di  nascita  dell’opera  è,  come  quasi  sempre  per  Shakespeare,
          congetturale, e oscilla tra il 1597, quando si tenne a Westminster una festa

          dell’Ordine della Giarrettiera che sarebbe stata l’occasione per la prima del
          lavoro, e il 1600 o 1601; prima, in mezzo, o dopo i due drammi storici Enrico
          IV ed Enrico V. Quest’ultimo, del 1599, annuncia la morte di Falstaff, ma non è
          detto che un autore non possa risuscitare, e poi variare come crede, un suo

          personaggio. E alcuni critici avanzano altra ipotesi di nascita del play a fasi
          successive. Dice saggiamente il curatore dell’edizione Arden, H.J. Oliver, che
          la commedia può ritenersi scritta «nell’ultimo decennio del Cinquecento». Più
          probabilmente verso la fine, e quindi vicina al periodo di piena maturità del

          poeta.
          Le Allegre comari trasferisce nel contesto della borghesia inglese le beffe, gli
          intrighi  e  altri  motivi  propri  del  teatro  classico  e  rinascimentale  e  della
          novellistica  italiana.  Somiglianze  sono  state  indicate  con  una  novella  del

          Pecorone di  Ser  Giovanni  Fiorentino  e  con  un  altro  racconto  dalle Piacevoli
          notti dello Straparola. Ma dice sempre lo Oliver che dietro al play v’è tutta
          una  tradizione  (commedia  plautina,  novellistica  italiana, fabliaux  francesi,
          merry tales inglesi) e che probabilmente Shakespeare inventò il suo intreccio

          sulla base delle proprie memorie di lettore e uomo di teatro. Questa è anche
          l’opinione del Craik che ha curato l’edizione Oxford.


          Personaggi

          Gli elenchi dei personaggi che appaiono variamente in testa alle edizioni di

          oggi sono rielaborazioni della prima tabulazione del Rowe (1709). Oliver ha
          dato  al  suo  elenco,  che  è  seguito  in  questa  traduzione,  un  qualche  ordine
          sociogerarchico, incominciando con i nobili della commedia. Si è detto nella
          presentazione  che  fin  dal  Romanticismo  la  critica  inglese  tradizionale,
          naturalistica  e  psicologica,  non  accetta  un  Falstaff  innamorato,  impaurito

          dalle  fate,  e  capace  di  rimorso  per  la  propria  vita  irregolare.  Si  è  anche
          cercato  di  difendere  (come  fanno  Oliver,  Hibbard,  Craik)  l’autenticità  del
          cavaliere.  Intanto  la  sua  stessa  corporatura,  la  sua  comica  grossezza,  è

          ambigua  e  può  essere  recepita  come  un  segno  di  eccesso  e  mostruosa
          negatività,  ma  anche  come  un  segnale  bonario  e  positivo:  i  grassi,  come
          credeva anche Giulio Cesare nella sua tragedia, sono innocui, buoni e gioviali.
          Ser John spicca sugli altri personaggi per varie qualità, anzitutto per cultura
          classica e biblica, e per abilità di attore e di oratore, per il pieno possesso di
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