Page 2283 - Shakespeare - Vol. 2
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avanti fino al v. 119 e che non ha nessun corrispettivo in Plutarco. Appena data la morte al capo,
forse al padre, Bruto si ferma a meditare sulla morte di tutti e poi sulla morte di Cesare, e la
ritualizza. Invita gli altri a bagnarsi e segnarsi in quel sangue, attualizzando quel sogno che Calpurnia
aveva fatto in II, ii, e officia il rito, con l’immediato appoggio di Cassio. I due grandi repubblicani, nel
momento stesso in cui hanno eliminato il Simbolo, accedono al simbolismo del sacrificio, e nel quarto
atto, e ancor più nel quinto, mostreranno di soffrire il ritorno di quel Simbolo contro cui si erano
battuti. Cassio va anche oltre (vv. 111-113), tramandando quella azione al futuro, e quindi alle
possibili rappresentazioni di quell’azione, tra le quali si impone immediatamente − con clamoroso
effetto metadrammatico − questa tragedia che si autorappresenta mentre rappresenta la tragedia
storica. Questa scena non è altro che una commemorazione della scena originaria, che è stata
l’uccisione di Cesare. Bruto, ai vv. 114-116, rende ancora più esplicito tale nesso tra
rappresentazione e azione. E, allora, ecco affiorare un’altra analogia simbolica, forse la più rilevante
per la segreta immaginazione creativa di Shakespeare, l’analogia con la celebrazione della messa,
nella quale viene indefinitamente riattualizzato il sacrificio divino.
90 III, i, 126-137 Con questo discorso, puntualmente riportato dal servo, Antonio è già in scena, con la
sua abilissima retorica e con la sua capacità politica di giocare su due tavoli: restare fedele a Cesare
e porgere la mano ai congiurati.
91 III, i, 146 shrewdly ha in Shakespeare il senso di ‘acutamente’ ma anche di ‘dolorosamente’: qui
sembrano attivi entrambi i sensi.
92 III, i, 148-150 Si noti che Antonio si rivolge immediatamente a Cesare morto, senza neanche
salutare i congiurati. L’emozione lo prende, ma, nello stesso tempo, è un’emozione abilmente usata,
in quanto lo assolve politicamente, confermando la sua onestà, la sua fedeltà a Cesare.
93 III, i, 152 Nella isotopia della malattia da sovraccarico di umori e di sangue malsano che richiedeva,
secondo le usanze del tempo, un salasso, rank significa qui ‘enfiato’, ‘turgido’; ma non può non
conservare, nel contesto più ampio, anche il senso di ‘marcio’, ‘fetido’, ‘corrotto’ − come
certamente Antonio non ritiene che Cesare fosse (lo ha appena apostrofato con quel mighty che
indica potenza e valore).
94 III, i, 155-156 Ecco che il ‘salasso’ compiuto dai congiurati (per risanare il mondo) diventa qui lo
spargimento di un sangue invece nobilissimo: non sangue marcio, dunque, ma sangue che tutto
arricchisce anche nella morte (the most noble si oppone con tutta evidenza a rank).
95 III, i, 158-163 Come farà anche nelle battute successive, Antonio si spinge fino al limite del rischio
assoluto, ma poi chiude la battuta rendendo omaggio a coloro che sta attaccando e perfino
insultando. Il suo è un abilissimo intreccio di passione e di politica, di fedeltà e di tattica, di verità e
falsità. Basti notare come al v. 162 usa la stessa preposizione, by, con due funzioni diverse
(complemento di luogo: by Caesar; complemento di agente: by you). La sua morte, ora, sarebbe
ben accetta, perché accanto a Cesare e perché inflitta da tali uomini, definiti, con un’adulazione che
a malapena nasconde l’ironia, The choice and master spirits of this age. Bruto cade nelle trappole
linguistiche di Antonio.
96 III, i, 177-178 Mentre Bruto si è aperto con l’onestà della sua ideologia, invitando Antonio a vedere,
sotto il sangue, la pietà, e, dietro l’apparente inimicizia, l’affetto e la stima, Cassio,
caratteristicamente, cerca di stringere un patto politico, cooptando Antonio nel nuovo ordine.
97 III, i, 188-189 Si noti la segreta ironia degli appellativi che egli riserva solo a Casca e a Trebonio:
Casca è definito valiant, lui che ha colpito per primo Cesare alle spalle; e Trebonio viene chiamato
good, lui che con un pretesto ha portato fuori del Campidoglio Antonio stesso affinché non
intervenisse in aiuto di Cesare.
98 III, i, 193 In tutto il resto della battuta, Antonio dimostrerà, con il suo attaccamento a Cesare, di
non essere né codardo né adulatore. La sua passione è autentica, ma obbedisce sempre ad una
strategia politica.