Page 2068 - Shakespeare - Vol. 2
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io qui metto via la mia malattia.
[Getta via il fazzoletto.]
Anima di Roma!
Valoroso figlio che discendi da onorevoli lombi!
Tu, come un esorcista, hai evocato
il mio spirito morente. Ora comandami di correre,
ed io lotterò contro l’impossibile,
certo, e avrò la meglio. Cosa c’è da fare?
BRUTO
Un’opera che renderà sani gli uomini malati.
LIGARIO
Ma non ci sono dei sani che noi dobbiamo far ammalare?
BRUTO
Quello dobbiamo fare anche. Di che si tratti, mio Caio,
te lo rivelerò mentre staremo andando verso colui
sul quale deve essere fatto.
LIGARIO
Mettiti in cammino,
ed io ti seguo con un cuore nuovamente acceso,
per fare non so cosa; ma mi basta
che Bruto mi conduca.
Tuono.
BRUTO
Seguimi, allora.
Escono.
Scena II EN
Tuoni e fulmini. Entra Giulio Cesare in veste da notte.
CESARE
Né il cielo né la terra sono stati in pace stanotte.