Page 2039 - Shakespeare - Vol. 2
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come una ragazzetta malata. Oh voi, dèi, mi sbalordisce
che un uomo di così debole tempra debba avere
il sopravvento in questo mondo maestoso
e portare la palma da solo. 29
Fanfare. Grida. 30
BRUTO
Altre grida della folla?
Io credo proprio che questi applausi siano
per qualche nuovo onore che si riversa su Cesare.
CASSIO
Perché, amico, lui sta a cavalcioni di questo stretto mondo
come un Colosso, e noi, uomini meschini,
ci muoviamo sotto le sue gambe immense e sbirciamo
di qua e di là per trovarci disonorate tombe. 31
Gli uomini, in certi momenti, sono padroni del loro destino.
La colpa, caro Bruto, non è delle nostre stelle,
ma di noi stessi, che siamo degli schiavi.
“Bruto” e “Cesare”: che cosa c’è in quel “Cesare”?
Perché quel nome dovrebbe suonare meglio del tuo?
Scrivili entrambi, il tuo è un nome altrettanto buono.
Da’ loro voce, il tuo s’addice alla bocca altrettanto bene.
Pesali, il tuo non è da meno. Usali per evocare spiriti,
“Bruto” ne farà apparire uno non più tardi di “Cesare”. 32
Ora, nel nome di tutti gli dèi in una volta,
di quale cibo si nutre questo nostro Cesare
da diventare così grande? Oh epoca, sei svergognata!
Roma, tu hai perso la stirpe del nobile sangue!
Quando mai è passata un’epoca, dopo il grande diluvio,
che non andasse famosa per più di un solo uomo?
Quando mai si è potuto dire, finora, parlando di Roma,
che le sue ampie strade non contenevano che un uomo?
Ora è Roma davvero un piccolo romitaggio, 33
se in essa non c’è che un uomo soltanto.
Oh, tu ed io abbiamo udito dire ai nostri padri
che ci fu un Bruto, un tempo, che avrebbe preferito
che il diavolo eterno tenesse corte a Roma