Page 2036 - Shakespeare - Vol. 2
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BRUTO
Cassio,
non ingannarti. Se ho velato il mio sguardo,
rivolgo il tormento del mio viso
solo a me stesso. Sono turbato
negli ultimi tempi da passioni contrastanti,
pensieri che riguardano me soltanto,
e che macchiano, forse, il mio comportamento.
Ma non per questo devono affliggersi i miei buoni amici −
nel cui novero, Cassio, contati pure −
né fare altre congetture sul fatto che li trascuro,
se non quella che il povero Bruto, in guerra con se stesso,
dimentica di manifestare affetto agli altri.
CASSIO
Allora, Bruto, ho proprio frainteso la passione
che ti muove, e perciò questo mio petto ha sepolto
pensieri di gran conto, riflessioni importanti.
Dimmi, caro Bruto, puoi vedere la tua faccia?
BRUTO
No, Cassio; perché l’occhio non vede se stesso
se non di riflesso, attraverso altri oggetti.
CASSIO
È così;
e ci si rammarica molto, Bruto, che tu non abbia
specchi che volgano ai tuoi occhi il tuo valore
nascosto, così che tu possa vedere la tua immagine
riflessa. Ho sentito molte persone di alta reputazione
qui a Roma − eccetto l’immortale Cesare −
che, parlando di Bruto, e gemendo sotto il giogo
di questa epoca, hanno espresso il desiderio
che il nobile Bruto abbia occhi. 21
BRUTO
In quali pericoli vorresti spingermi, Cassio,
invitandomi a cercare in me stesso