Page 974 - Shakespeare - Vol. 1
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e schernivano le ossa dei defunti sparpagliate nelle vicinanze.

CUST ODE

 E aveste l’agio, nel momento della morte,
 di contemplare questi segreti dell’oceano?

CLARENCE

 Mi pareva di sì; e spesse volte mi sforzai
 di render l’anima, ma il flutto maligno
 mi bloccava sempre il respiro e non gli permetteva
 di raggiungere la vuota, vasta e mobile atmosfera,
 ma lo soffocava nel mio corpo ansimante
 che quasi esplose per eruttarlo nel mare.

CUST ODE

 E non vi svegliaste in questa crudele agonia?

CLARENCE

 No, no; il mio sogno si prolungò oltre la vita.
 Oh, allora cominciò la tempesta per la mia anima:
 mi pareva di varcare il fiume malinconico
 con quell’arcigno traghettatore di cui scrivono i poeti,
 e d’entrare nel regno della notte perpetua.
 Il primo a salutare colà l’anima mia straniera
 fu il mio nobile suocero, il famoso Warwick,
 che esclamò: «Quale supplizio per spergiuro
 può assegnare al perfido Clarence questa tenebrosa monarchia?»
 E poi scomparve. S’avvicinò quindi, errabonda,
 un’ombra simile a un angelo, dalla chioma luminosa
 intrisa di sangue e levò un alto grido:
 «È giunto Clarence, il perfido, volubile, spergiuro Clarence,
 che mi pugnalò sul campo di Tewkesbury!
 Afferratelo, Furie! Portatelo alla tortura!»
 Mi pareva, allora, che una legione di diavoli
 m’accerchiasse e m’urlasse negli orecchi
 grida così orrende che al loro suono
 mi svegliai tremando, e per un pezzo
 non riuscii a capacitarmi che non ero all’inferno,
 tanto fu terribile l’impressione lasciatami dal sogno.
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