Page 973 - Shakespeare - Vol. 1
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Entrano Clarence e il suo custode.

CUST ODE

 Perché vostra Grazia oggi ha un’aria così triste?

CLARENCE

 Ahimè, ho trascorso una notte disgraziata,
 così piena di sogni spaventosi, di orrende visioni,
 che, quant’è vero che sono un fedele cristiano,
 non vorrei passare una notte come questa,
 foss’anche per procurarmi un mondo di giorni felici,
 tanto fu piena di tetro orrore la notte.

CUST ODE

 Che cosa avete sognato, monsignore? Ditemelo, vi prego.

CLARENCE

 Mi pareva d’esser fuggito dalla Torre
 e d’essermi imbarcato per traversare il mare diretto in Borgogna;
 e con me era mio fratello Gloucester,
 che m’invitò a lasciar la cabina
 e a passeggiare sulla tolda: di lì volgemmo gli occhi
 all’Inghilterra e riandammo a mille casi sfortunati
 che ci erano capitati durante le guerre fra York e Lancaster.
 Mentre camminavamo barcollando sul ponte della nave,
 mi pareva che Gloucester inciampasse e che, nel cadere,
 urtasse me (che cercavo di sorreggerlo), facendomi precipitare
 negli agitati marosi dell’oceano.
 O Signore! Che pena mi pareva annegare:
 che tremendo rombo d’acque nelle orecchie;
 che orrende visioni di morte negli occhi!
 Mi pareva di vedere migliaia di spaventosi relitti di naufragi,
 diecimila uomini azzannati da pesci;
 lingotti d’oro, ancore enormi, mucchi di perle,
 pietre preziose e gioielli di valore inestimabile,
 tutti sparsi sul fondo del mare.
 Alcuni giacevano nei teschi dei morti e nelle cavità
 una volta occupate dagli occhi, ov’erano scivolati
 quasi ad irrisione degli occhi... gemme splendide
 che corteggiavano il fondo viscido dell’abisso
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