Page 957 - Shakespeare - Vol. 1
P. 957
la sua bocca di maledizioni e i suoi occhi di lacrime,
con accanto il testimone sanguinante del suo odio,
Dio, la coscienza e tutti questi ostacoli contro di me -
ed io, senza altri amici a sostegno della mia istanza
se non il diavolo puro e semplice e la maschera della simulazione -
eppure conquistarla, da solo con tutto il mondo contro!
Ah!
S’è già scordata di quel prode principe
Edward, il suo signore che io, circa tre mesi fa,
trafissi a Tewkesbury in un impeto di collera?
Un gentiluomo più dolce ed amabile
modellato da Natura con i doni più generosi,
giovane, valoroso, saggio e indubbiamente di sangue reale,
il vasto mondo non potrà riprodurlo.
Ed ella tuttavia ha voluto abbassare il suo sguardo su me,
che ho reciso il fiore della giovinezza di questo dolce principe
e reso lei vedova, in un letto di dolore?
Su me, il cui tutto non pareggia una metà di Edward?
Su me, deforme e zoppicante come sono?
Scommetto il mio ducato contro un misero quattrino
che in tutto questo tempo mi sono sbagliato sulla mia figura!
Giurerei ch’ella mi trova - benché io non ci riesca -
una persona di straordinario fascino.
Voglio spender qualcosa per comprarmi uno specchio
ed ingaggiare un paio di dozzine di sarti
che studino i modi di abbellire il mio corpo:
giacché sono entrato in grazia con me stesso
voglio prendermi cura di me anche a qualche modesto prezzo.
Ma prima bisogna che scarichi nella sua fossa quel tipo lì,
e poi tornerò alla carica, sospiroso, dalla mia bella.
Brilla, bel sole, finché mi sia comprato uno specchio,
perch’io possa, camminando, mirare la mia ombra.
Esce.
Scena III EN
Entrano la Regina [Elisabetta], Lord Rivers, Lord Grey [e il Marchese di
Dorset].
RIVERS