Page 721 - Shakespeare - Vol. 1
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e noi andiamo, fratelli, dall’uomo che l’ha preso
per interrogarlo sull’arresto.
Vedova, vai pure. Signori, fatele un buon uso.
Escono [tutti eccetto Gloucester].
GLOUCEST ER
E sì, Edoardo fa un buon uso delle donne.
Si fosse consumato midollo, ossa, tutto,
così che dai suoi lombi non spunti alcuna fronda
promettente, capace di escludermi dal tempo dorato
che io agogno. Tuttavia, tra le brame della mia anima e me
- sepolta la primogenitura del lussurioso Edoardo -
ci sono Clarence, Enrico, e suo figlio, il giovane Edoardo,
e tutta la progenie imprevedibile dei loro corpi
a prender posto prima che mi sistemi io:
una prospettiva gelida per il mio scopo!
Eppure io non faccio altro che sognare di essere sovrano,
come uno che sta sopra un promontorio,
e scruta una riva lontana dove vorrebbe camminare,
desiderando che il suo piede fosse pari ai suoi occhi,
e rimbrotta il mare che gli si frappone,
e afferma che lo prosciugherà per farsi strada:
così io bramo la corona, pur così distante,
così rimprovero gli ostacoli che mi separano da essa,
così, io dico, eliminerò gli impedimenti,
illudendomi di fare cose impossibili.
Il mio occhio è troppo acceso, troppo presume il cuore,
a meno che braccia e forze non siano pari a loro.
Si dica allora che non c’è regno per Riccardo:
quale altro piacere può fornire il mondo?
Farò il mio paradiso nel grembo di una dama,
e ornerò il mio corpo con un abbigliamento allegro,
e stregherò le dolci signore con le parole e gli sguardi.
Pensiero miserando! E più improbabile
che raggiungere venti corone dorate!
Già, l’Amore mi respinse nel seno di mia madre,
e perché non avessi commercio con le sue leggi delicate,
corruppe la fragile Natura con dei doni, per rattrappire
il mio braccio come un ramoscello vizzo;
per farmi crescere sulla schiena una montagna disgustosa
dove risiede la Deformità a irridere al mio corpo;