Page 622 - Shakespeare - Vol. 1
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pubblicato nel 1592, e contenente l’attacco contro Shakespeare scuoti-scena).

76 III, i, 114 Con probabile allusione al giorno del giudizio universale.

77 III, i, 158 York è ostinato, doggish, come un cane che non molla l’osso.

78 III, i, 182 Vico Lodovici traduce «io lascio al perdente libertà di parola».

79 III, i, 245 Secondo Hattaway, York potrebbe pronunciare questa battuta in disparte, ricordando
    non solo la scelta di Somerset come Reggente di Francia da parte di Gloucester, ma anche
    l’importanza data da Gloucester alla presunta affermazione di Horner in favore del diritto di York
    alla corona.

80 III, i, 259 chaps, ovvero chops, «fauci», ‘mascelle’. Ancora una volta Gloucester, l’agnello
    sacrificale, è raffigurato dai suoi nemici come una belva assetata di sangue. È anche da questo
    continuo rovesciamento dei ruoli che nasce la rivolta di Cade, il Lord of Misrule del IV atto.

81 III, i, 272 I will be his priest, letteralmente ‘gli farò da prete’, quindi, «celebrerò le sue esequie».

82 III, i, didascalia dopo il v. 281 Post è ancora un messaggero, o, se si vuole, più propriamente,
    un corriere a cavallo.

83 III, i, 310 I kerns costituivano, tra i guerrieri irlandesi, la fanteria leggera.

84 III, i, 331 fearful thoughts. Dallagiacoma rende manzonianamente «trepidi pensieri».

85 III, i, 359 Nella prima parte dell’Enrico VI, II, v, Riccardo di York aveva incontrato nella Torre di
    Londra lo zio Mortimer, morente, che gli aveva confermato il suo diritto alla corona, ereditato da
    lui stesso. Shakespeare tende a confondere due figure storiche: Edmund Mortimer, Conte di
    March, che era stato dichiarato erede di Riccardo II nel 1398 (cfr. nota 81 all’edizione Garzanti
    dell’Enrico VI, parte prima), e John Mortimer, suo cugino, imprigionato nella Torre e decapitato
    nel 1424.

86 III, i, 362-363 Nelle parole di York, Cade appare investito di una energia animalesca, che si
    accompagna alla esibizione di attributi sessuali (i dardi-aculei infilati nelle cosce).

87 III, i, 364-366 La morisca (Morris = Moorish Dance) veniva ritenuta una danza d’origine
    orientale, forse portata in Inghilterra dagli zingari: «La Morisca era una delle grandi attrazioni del
    Calendimaggio... danzata attorno all’albero di maggio era diventata davvero l’immagine più
    universale e rappresentativa delle festività inglesi nel periodo elisabettiano» (F. Laroque,
    Shakespeare’s Festive World, cit., p. 120).

88 III, i, 371 L’aspirante re si trasforma in un negromante, evoca uno spirito demoniaco
    esattamente come Roger Bolingbroke davanti a Eleanor (I, iv) e lo scatena sull’Inghilterra
    perché porti il disordine e l’anarchia.

89 III, ii, didascalia Si rinvia al saggio di C. Saunders. «’Dead in his bed’: Shakespeare’s Staging of
    the Death of the Duke of Gloucester in 2 Henry VI» , The Review of English Studies, 141
    (1985), pp. 19-34, che mette a confronto le diverse versioni della scena, così come essa appare
    nell’in-quarto del 1594 e nell’in-folio del 1623.

90 III, ii, 61-63 blood-consuming sighs, blood-drinking sighs: secondo una credenza popolare, ogni
    sospiro cavava dal cuore una stilla di sangue.

91 III, ii, 76 Margherita paragona retoricamente il marito a una vipera, la quale, secondo la
    tradizione, per resistere all’incantatore di serpenti (la regina stessa), poggiava un orecchio a terra
    e copriva l’altro con la coda. Sordo alle implorazioni di Margherita, tanto varrebbe che Enrico
    usasse contro la consorte il veleno d’una vipera. Margherita allude così alla sostanza che ha
    probabilmente ucciso Gloucester e, come ossessionata dalla consapevolezza del crimine
    commesso, non può fare a meno di menzionare un’altra creatura velenosa, lo scorpione (v.
    86).

92 III, ii, 89-90 La citazione mitologica, tratta forse dalle Metamorfosi di Ovidio, si riferisce a Eolo,
    dio dei venti.

93 III, ii, 114-119 Margherita, che prima si era implicitamente rappresentata come una incantatrice,
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