Page 3117 - Shakespeare - Vol. 1
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giace lì, morto, e così Paride. Vieni via,
ti sistemerò in un convento di sante monache.
Vieni, non far domande, sta arrivando la guardia.
Vieni, su, buona Giulietta,
io non ho più il coraggio di restare.
GIULIET T A Esce Fra Lorenzo.
(Lo bacia.)
Vattene, allora! Vai, ché io non vengo.
Cosa c’è qui?
Una tazza stretta tra le mani del mio solo amore?
Capisco, è stato il veleno la sua fine immatura.
Ah, scortese! L’hai bevuto tutto,
senza neanche lasciarne una goccia amica
per aiutare anche me? Bacerò le tue labbra.
Forse su di esse c’è ancora del veleno
capace d’uccidermi con questo conforto.
Le tue labbra sono calde!
GUARDIA
(Da fuori.) Guidami, ragazzo. Da che parte?
GIULIET T A
Che, del rumore? Devo fare in fretta.
Oh, pugnale felice, questa è la tua guaina!
Arrugginisci qui dentro e fammi morire. 121
Si trafigge e cade.
Entrano il paggio e le guardie.
PAGGIO
È questo il posto. Lì, dove arde la torcia.
1 GUARDIA
Il terreno è pieno di sangue. Cercate per tutto il cimitero.
Avanti, un gruppo: chiunque troviate, arrestatelo.
(Escono delle guardie.)
Che spettacolo pietoso! Qui giace il Conte, ucciso,
e Giulietta, sanguinante, calda, appena morta,

