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di liberarla da questo secondo matrimonio,
o si sarebbe uccisa lì, nella mia cella.
Guidato dalla mia arte, le diedi allora un sonnifero,
che funzionò come avevo previsto,
rivestendola con le forme della morte.
Intanto scrissi a Romeo di venire qui,
in questa notte terribile,
per aiutarmi a toglierla da quella bara posticcia
quando l’azione del sonnifero fosse cessata.
Ma quello che portava la mia lettera,
Fra Giovanni, fu fermato da un imprevisto,
e ieri sera mi riportò la lettera.
Allora, tutto solo, all’ora prevista del suo risveglio,
venni qua per portarla via dalla tomba di famiglia,
con l’intenzione di tenerla nascosta nella mia cella
finché non avessi trovato il modo d’informare Romeo.
Ma quando arrivai, poco prima del suo risveglio,
qui giacevano morti innanzitempo
il nobile Paride e il fedele Romeo.
Lei si sveglia, e io la supplicavo di venir via,
di sopportare con pazienza quest’opera del cielo,
quando un rumore mi spaventò
e mi fece scappare dalla tomba,
mentre lei, troppo disperata, non volle seguirmi,
ma, come sembra, fece violenza a se stessa.
Questo è quanto so;
del matrimonio è a conoscenza la Nutrice.
Se in ciò che è accaduto c’è una qualche mia colpa,
sia pure sacrificata la mia vecchia vita
qualche ora prima del suo tempo,
al rigore della legge più severa.
PRINCIPE
Ti abbiamo conosciuto sempre come un sant’uomo.
Dov’è il servo di Romeo? Cos’ha da dirci su questo?
BALDASSARRE
Ho portato io al mio padrone la notizia
della morte di Giulietta, e lui subito
venne da Mantova a questo luogo,
in questa tomba. Prima mi consegnò questa lettera,

