Page 3067 - Shakespeare - Vol. 1
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può essere incoronato monarca assoluto
 del mondo intero! Ah, che bestia sono stata
 a imprecare contro di lui!

NUT RICE

 Vuoi parlare bene di chi ha ucciso tuo cugino?

GIULIET T A

 E dovrei parlar male di chi ho sposato?
 Oh, povero mio signore, quale lingua carezzerà mai il tuo nome
 se io, che t’ho sposato da sole tre ore, ne ho già fatto scempio?
 Ma tu perché, cattivo, hai ucciso mio cugino?
 Quel cattivo di mio cugino voleva uccidere il mio sposo.
 Fermatevi allora, stupide lacrime, ritornate alla vostra sorgente!
 Le vostre gocce sono una giusta offerta al dolore,
 e voi, sbagliando, le offrite alla gioia. È vivo mio marito,
 che Tebaldo avrebbe voluto uccidere, ed è morto Tebaldo,
 che avrebbe voluto uccidere mio marito.
 Tutto questo è conforto. E allora perché piango?
 È stata detta una parola peggiore della morte di Tebaldo,
 e mi ha ucciso. Vorrei dimenticarla, ma, ahimè,
 pesa sulla mia memoria come un orrendo delitto
 sull’anima del colpevole. Tebaldo è morto e Romeo... esiliato.
 Quell’“esiliato”, quell’unica parola “esiliato”
 ha ucciso diecimila Tebaldi. La morte di Tebaldo
 sarebbe stata già un gran dolore, se tutto fosse finito lì.
 O se l’amaro dolore si delizia d’aver compagnia,
 e ha bisogno di trovarsi con altre pene,
 perché allora, dopo aver detto “Tebaldo è morto”,
 non ha continuato con “E tuo padre” e “tua madre”,
 o “sono morti entrambi”?
 Sarebbero seguite le lamentazioni d’obbligo;
 ma se la morte di Tebaldo si tira dietro come retroguardia
 un “Romeo è esiliato”, con questa sola parola
 padre, madre, Tebaldo, Romeo e Giulietta
 sono tutti uccisi, sono già morti. “Romeo è esiliato!”
 Non c’è fine, non c’è limite, misura, confine,
 alla morte che porta questa parola.
 E non c’è parola che possa dire questo dolore.
 Balia, dove sono mio padre e mia madre?
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