Page 3064 - Shakespeare - Vol. 1
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per illuminare i riti d’amore;
o, se l’amore è cieco, meglio s’accorda alla notte.
Vieni, dunque, notte severa, signora dall’abito sobrio,
tutta in nero, e insegnami a perdere una partita già vinta,
là dove sono in palio due verginità immacolate.
Copri col tuo mantello nero il sangue inesperto
che mi assale le guance, così che l’amore mai sperimentato
cresca in audacia, e senta il sincero atto d’amore
come semplice modestia. Vieni, notte!
E vieni, Romeo, vieni, giorno nella notte,
tu che giacerai sulle ali della notte
più bianco della neve fresca sulla groppa di un corvo.
Vieni, notte gentile, vieni notte amorosa dalle nere ciglia,
dammi il mio Romeo, e quando sarò morta
prendilo e taglialo in tante piccole stelle:
egli renderà così bello il volto del cielo
che tutti al mondo s’innamoreranno della notte
e non pregheranno più il sole chiassoso.
Oh, sono riuscita a comprare il palazzo dell’amore,
ma non ancora a venirne in possesso,
e sebbene venduta, non sono ancora stata goduta.
Mi è così noioso questo giorno,
come la sera di vigilia d’una festa a una bambina impaziente,
che ha già i vestiti nuovi ma non può ancora indossarli.
Ah, ecco che arriva la balia.
Entra la Nutrice con delle corde, torcendosi le mani.
E mi porta notizie: ogni lingua che dica
anche il solo nome di Romeo mi pare d’un’eloquenza divina.
E allora, balia, che notizie? Che cos’hai lì?
Le corde che Romeo t’ha detto di andare a prendere?
NUT RICE
Sì, sì, le corde.
GIULIET T A
Povera me, che notizie? Perché ti torci le mani?
NUT RICE
Ah, che giornata! È morto, è morto, è morto!
Siamo rovinate, signora mia, rovinate!
Giorno maledetto, se n’è andato, ucciso, morto!

