Page 3037 - Shakespeare - Vol. 1
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e da quel grembo nascono figli di diverso genere
 che troviamo allattati dal suo seno naturale.
 Molti, per varie virtù, eccellenti, nessuno
 che non ne abbia qualcuna, eppure tutti diversi.
 Oh, grande è la potente virtù
 che risiede nelle piante, nelle erbe, nelle pietre,
 e nelle loro genuine nature.
 Non esiste niente sulla terra così vile
 da non portare alla terra una sua qualche utilità:
 né qualcosa di così prezioso che sviato dal suo uso
 non si rivolti contro la sua origine e cada nell’abuso.
 La virtù stessa, male esercitata, si trasforma in vizio
 e il vizio può riuscire a volte a riscattarsi con l’azione.

                                       Entra Romeo.
 Sotto la tenera scorza di questo debole fiore
 c’è insieme un veleno e un potente dottore:
 per questo se l’odori, con l’odore ravviva ogni funzione;
 se l’assaggi ti uccide, fermandoti i sensi e il cuore.
 Anche nell’uomo, come nelle erbe, sono accampati due re
 in lotta tra loro, la grazia e il desiderio,
 e quando quest’ultimo, il peggiore, prevale,
 presto il verme della morte tutta la pianta assale.

ROMEO

 Buon giorno, padre.

FRATE LORENZO

 Benedicite.
 Di chi è questa voce mattiniera che con tanto rispetto
 mi saluta? Aver abbandonato così presto il letto,
 figlio mio, è segno d’un animo turbato.
 L’inquietudine fa da sentinella agli occhi dei vecchi,
 e dove veglia lei non s’avvicina il sonno,
 ma dove invece innocente la gioventù stende
 le sue membra intatte, lì regna un sonno dorato.
 Per questo la tua visita, così mattutina,
 m’induce a credere che qualcosa t’abbia turbato;
 altrimenti, caro Romeo, dovrei pensare
 che stanotte non ti sei neppure coricato.
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