Page 3036 - Shakespeare - Vol. 1
P. 3036

dimenticando ogni altra casa che non sia questa.

GIULIET T A

 È quasi mattina, vorrei che te ne andassi,
 ma non più lontano del passerino che un ragazzo crudele
 si lascia fuggire di mano per poi tirarlo indietro
 con un filo di seta, povero prigioniero avvinto da ceppi ritorti,
 tanto è geloso, amandolo, della sua libertà.

ROMEO

 Sarei felice d’essere quel passero.

GIULIET T A

 Anch’io, caro, ma ti ucciderei con le troppe carezze.
 Buona notte, buona notte: separarci è un dolore così dolce
 che dirò buona notte sino a domani.

                                                                            (Esce Giulietta.)

ROMEO

 Regni il sonno sui tuoi occhi, la pace nel tuo petto.
 Fossi io il sonno e la pace per riposare così dolcemente.
 Il mattino dagli occhi grigi sorride alla notte accigliata
 tingendo con strisce di luce le nubi d’oriente;
 l’oscurità, rubizza come un ubriaco, s’allontana
 a fatica dal sentiero del giorno percorso dalle ruote di Titano.
 Da qui andrò alla cella del mio padre confessore,
 per chiedergli aiuto e dirgli della mia cara fortuna.

                                                                    (Esce.)

                               Scena III EN

                   Entra il Frate (Lorenzo) solo con un cesto. 38

FRATE LORENZO

 Adesso, prima che il sole avanzi il suo occhio fiammeggiante
 a rallegrare il giorno e a seccare l’umida rugiada della notte,
 devo riempire questo cesto di vimini con erbe velenose
 e fiori dal succo prezioso.
 Madre della natura è la terra, ma anche sua tomba:
 quello che è il suo sepolcro è anche il suo grembo,
   3031   3032   3033   3034   3035   3036   3037   3038   3039   3040   3041