Page 2848 - Shakespeare - Vol. 1
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Lui prega senza slancio, perché tu gli dica di no;
 noi invece con anima e cuore, con tutto il nostro essere.
 Le sue stanche membra, lo so, si leverebbero ben volentieri;
 i nostri ginocchi resterebbero a terra sino a metter radici.
 Le sue preghiere trasudano ipocrisia e falsità,
 le nostre, autentica fede e profonda onestà.
 Le nostre danno dei punti alle sue: ricevano intera
 la ricompensa che dovrebbe spettare a ogni prece sincera.

BOLINGBROKE

 Alzatevi, buona zia!

DUCHESSA

                No, non dire “Alzatevi!”.
 Di’ prima “Perdono”, e poi “Alzatevi!”.
 Foss’io la tua nutrice a insegnarti a parlare,
 “perdono” sarebbe la prima parola da te pronunciata.
 Mai prima d’ora ho atteso così una parola.
 Di’ “Perdono”, o Re, e che la pietà t’insegni come dirlo:
 ché la parola è breve, ma ancora più dolce di quanto sia breve.
 Non c’è parola che, come “perdono”, si addica tanto alla bocca di un

      Re.

Y ORK

 Ditelo in francese, o Re: dite “Pardonne moi”. 80

DUCHESSA

 Insegni al perdono ad annullare il perdono?
 Ah, mio arcigno sposo, mio signore dal cuore di pietra,
 che contrapponi una parola a se stessa!
 Pronuncia il “perdono” così come s’usa nel nostro paese:
 questo francese a doppio taglio non lo comprendiamo.
 Il tuo occhio comincia a parlare: lo accompagni la lingua,
 oppure s’accosti il tuo orecchio al tuo cuore pietoso,
 e udendo come l’hanno trafitto preghiere e lamenti,
 t’induca la pietà a recitare il “Perdono”.

BOLINGBROKE

 Alzatevi, buona zia!
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