Page 2838 - Shakespeare - Vol. 1
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Y ORK
Dove ero rimasto?
DUCHESSA
A quel triste momento, mio signore,
di quando mani villane di facinorosi, dall’alto delle finestre,
gettavano fango e immondizie sulla testa di Re Riccardo.
Y ORK
Allora, come dicevo, il Duca, il grande Bolingbroke,
montato su di un focoso, irruento destriero
che pareva partecipe dell’impazienza del suo cavaliere,
con lenta e maestosa andatura teneva il passo,
mentre le folle gridavano “Dio salvi Bolingbroke!”.
Avresti detto che le finestre stesse gridassero,
tante eran le facce avide di giovani e vecchi
che dai davanzali lanciavano occhiate ardenti
sul volto di lui; e che tutti i muri,
affrescati di folle, dicessero all’unisono:
“Gesù ti conservi, benvenuto Bolingbroke!”,
mentr’egli, volgendosi ora a destra, ora a sinistra,
a capo scoperto, curvandosi sul collo del superbo destriero,
rispondeva così: “Grazie a voi, compatrioti”,
e così facendo andava per la sua strada.
DUCHESSA
Ahimè, povero Riccardo! E lui, in quel mentre, dove cavalcava?
Y ORK
Come a teatro gli occhi degli spettatori,
dopo che un loro attore favorito lascia il palcoscenico,
si volgono distratti su chi gli subentri in scena,
pensando che il suo bla-bla non meriti attenzione,
proprio così, e con maggiore disdegno, gli occhi della gente
squadravano ostili il nobile Riccardo. Nessun “Dio salvi!”,
nessuna voce festosa a dargli il bentornato:
ma fango, scagliato sulla sua testa consacrata,
che lui si scrollava di dosso con contenuta afflizione,
il volto combattuto tra lacrime e sorrisi -
i segni del dolore e della rassegnazione -

