Page 2831 - Shakespeare - Vol. 1
P. 2831
quando avrò aperto il libro per eccellenza,
dove son scritti tutti i miei peccati: me stesso.
Entra un servo con uno specchio. 70
Datemi quello specchio, e vi leggerò dentro.
Come? Nessuna ruga profonda? Il dolore ha inferto
tutti questi colpi su questa mia faccia
senz’altre tracce che queste? O specchio adulatore,
come i miei cortigiani del buon tempo andato:
stai cercando di illudermi. Era questa la faccia 71
di chi ogni giorno, sotto il tetto del suo palazzo,
dava da vivere a diecimila uomini? Era questa la faccia
che, come il sole, abbagliava chi osava fissarla?
È questa la faccia che ha condonato sfacciate follie,
cui il voltafaccia di Bolingbroke fa perder la faccia?
Una ben fragile gloria brilla su questa faccia:
la faccia di un uomo fragile quanto la sua gloria.
[Getta a terra lo specchio.]
Eccola là, frantumata in cento frammenti!
Nota, o Re taciturno, la morale di questa uscita:
ha fatto presto il dolore a distruggermi la faccia.
BOLINGBROKE
Il riflesso del vostro dolore ha distrutto
la vostra immagine riflessa. 72
RICCARDO
Ditelo ancora!
“Il riflesso del mio dolore” - eh, eh, vediamo un po’...
Vero, verissimo. La mia afflizione me la tengo dentro
e questi riflessi esterni, queste lamentazioni,
sono meri riflessi dello strazio invisibile
che si gonfia in silenzio entro un’anima torturata.
È là che sta la sostanza; e io ti ringrazio, o Re,
per la tua gran munificenza: che non solo mi dai
ragione di alti lamenti, ma m’insegni anche il modo
di lamentarne le cause. Chiedo ancora una grazia,
e poi me ne vado senza più importunarvi.
Mi verrà concessa?
BOLINGBROKE
Dimmi che grazia, amabile cugino.

