Page 2817 - Shakespeare - Vol. 1
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REGINA
Né l’una né l’altro, mia cara.
Ché se sarà di gioia - la quale mi manca del tutto -
a maggior ragione mi ricorderà il mio dolore;
se di dolore - con tutto il dolore che ho avuto -
aggiungerà altro dolore a quest’assenza di gioia.
Quello che ho già, non voglio duplicare;
quel che mi manca, non serve lamentare.
DAMA
Signora, mi metterò a cantare.
REGINA
Buon per te, se ne hai motivo,
ma mi faresti più piacere mettendoti a piangere.
DAMA
Piangerei anche, signora, se vi facesse star meglio.
REGINA
E io canterei, se il pianto mi facesse star meglio,
senza farmi prestare da te neppure una lacrima.
Entrano un giardiniere e due aiutanti. 62
Zitta, che vengono i giardinieri!
Ficchiamoci nell’ombra di queste piante.
La mia infelicità contro una filza di spilli
che parleran di politica: ne parlano tutti quanti
in tempo di sommovimenti - un guaio che prelude a tanti.
GIARDINIERE
Va’ un po’ a legarmi quelle albicocche che pendon laggiù,
che, come figli sfrenati, fanno incurvare il padre
sotto il peso di tale straripante invadenza.
Da’ qualche sostegno ai rami che si piegano troppo...
E tu, va’ con lui, e a mo’ di carnefice,
decapita quelli che troppo in fretta sono cresciuti,
sino a parer troppo alti per la nostra repubblica:
ché il nostro governo si fonda su un saggio equilibrio.
Mentre voi due vi date da fare, io vado a sarchiare
le erbacce dannose che succhiano senza profitto

