Page 2808 - Shakespeare - Vol. 1
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Gli uomini prevedono dall’aspetto del cielo
che tempo farà nel corso della giornata.
Dal mio sguardo cupo e triste puoi prevedere
che la mia lingua farà un racconto ancora più triste.
Sarei un torturatore, a dirvelo in piccole dosi
tirando in lungo il peggio che mi resta da dire.
Vostro zio York si è unito a Bolingbroke,
tutti i castelli del nord hanno capitolato,
e al sud i vostri cavalieri in armi son tutti
dalla sua parte.
RICCARDO
Hai detto abbastanza.
[a Aumerle]
Accidenti a te, cugino! Perché mi hai stornato
dai dolci sentieri della mia disperazione?
Cos’hai da dire adesso? Che conforto ci resta?
In nome del cielo, lo voglio odiare in eterno
colui che, una volta di più, mi dice di farmi coraggio.
Andiamo al castello di Flint. Là resterò a languire:
un re, schiavo del dolore, obbedirà a un dolore da re.
I soldati rimasti, li congedo e li lascio andare
ad arare una terra che possa un giorno fruttificare:
la mia non è più mia. E che nessuno si provi ancora
a farmi cambiar idea: ogni consiglio è ormai vano.
AUMERLE
Mio Sire, una sola parola.
RICCARDO
Mi fa torto due volte
colui che mi ferisce con le lusinghe della sua lingua.
Congedate il mio seguito. Che passino pure al nemico:
dalla notte di Riccardo all’alba radiosa di Enrico.
Escono.
Scena III EN
Entrano con tamburi e bandiere Bolingbroke, York, Northumberland, con
persone del seguito. 57

