Page 2796 - Shakespeare - Vol. 1
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Sappi, pivello che sei, che il Re è ancora qui:
il suo potere è insediato nel mio petto leale.
Se fossi tuttora signore della mia ardente gioventù,
quando io e tuo padre, il valoroso Gaunt,
salvammo il Principe Nero, quel giovane Marte,
dall’incalzare di mille e mille Francesi,
oh, allora farebbe presto a punirti questo mio braccio,
oggi tremante ostaggio della paralisi,
e ad infliggerti il giusto castigo della tua colpa!
BOLINGBROKE
Vostra Grazia mio zio mi dica qual è la mia colpa,
in che cosa consiste, che cosa può averla causata?
Y ORK
Consiste nel più nefando di tutti i delitti:
una brutale ribellione e un tradimento odioso.
Tu sei stato esiliato, ma sei tornato qui
prima dello scadere della tua sentenza,
sfidando il tuo sovrano colle armi in pugno.
BOLINGBROKE
Quando fui messo al bando, mi chiamavo Hereford.
Ora che torno, torno come Lancaster.
Nobile zio, io supplico Vostra Grazia
di guardare ai torti da me subìti con occhio imparziale.
Voi siete un padre per me: quando vi guardo
mi par di rivedere il vecchio Gaunt redivivo. E allora, padre,
permetterete ch’io resti condannato
a vagabondare in perpetuo, diritti e privilegi
strappati a forza dalle mie insegne, e regalati
a gente dissipata, che viene dal nulla? Son forse nato per questo?
Se il Re mio cugino è il Re d’Inghilterra,
ne consegue che io sono il Duca di Lancaster.
Voi avete un figlio, il mio nobile cugino Aumerle:
se foste morto per primo, e fosse lui il calpestato,
in suo zio Gaunt avrebbe trovato un padre
per denunciare l’ingiustizia e vendicarla fino in fondo.
Mi si nega di rivendicare quel ch’è mio legalmente,
a cui le mie lettere patenti mi danno diritto;
i beni di mio padre son tutti confiscati e venduti

