Page 2789 - Shakespeare - Vol. 1
P. 2789

Il conforto è in cielo, e noi siamo in terra,
 dove la vita è fatta solo di tribolazioni, dolori e ansietà.
 Vostro marito se ne va a vincere in terre lontane,
 mentre altri vengono a farlo perdere in casa,
 e io son rimasto qui a puntellare il suo regno,
 io che, prostrato dagli anni, a malapena sto in piedi.
 Questa è l’ora del vomito, dopo la grande abbuffata:
 ora li metterà alla prova, gli amici che l’hanno adulato.

                                    Entra un servitore.

SERVIT ORE

 Mio signore, vostro figlio non c’era più, quando sono arrivato.

Y ORK

 Davvero? Ebbene, che tutto vada come deve andare!
 I nobili sono fuggiti. Il popolo è ostile:
 pronto ad insorgere, temo, al fianco di Hereford.
 Giovanotto, va’ a Plashy da mia cognata Gloucester.
 Dille di farmi avere d’urgenza un migliaio di sterline.
 Aspetta: prendi il mio anello.

SERVIT ORE

 Signore, dimenticavo di dire a Vossignoria:
 oggi, passando di lì, mi ci sono fermato...
 Ma se vi dico tutto vi darò un dispiacere.

Y ORK

 Che altro c’è, malandrino?

SERVIT ORE

 Un’ora prima del mio arrivo la Duchessa è spirata.

Y ORK

 Misericordia divina! Che marea di sventure
 si sta abbattendo, di colpo, su questo disgraziato paese!
 Io non so cosa fare. Volesse il cielo che il Re -
 sia pur non per colpa di mia infedeltà -
 ci avesse fatto decapitare, a me e mio fratello.
 Come, neppure un corriere da spedire in Irlanda?
   2784   2785   2786   2787   2788   2789   2790   2791   2792   2793   2794