Page 2786 - Shakespeare - Vol. 1
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Avevate promesso, nel prender commiato dal Re,
di metter da parte la perniciosa mestizia
e di serbare la vostra letizia.
REGINA
Lo feci solo per compiacere il Re. Per me stessa
non saprei farlo. Del resto, non vedo il motivo
di far buon viso a un ospite come il dolore,
se non per dire addio a un ospite tanto gradito
quanto il mio dolce Riccardo. Eppure io sento
che un’afflizione non ancora nata, matura nel grembo della sorte,
mi si sta preparando, e nel fondo dell’anima,
tremo per un nonnulla. C’è un qualcosa che mi tormenta,
più ancora che il dire addio al Re mio signore.
BUSHY
La sostanza di un’afflizione ha venti ombre,
che di essa han tutta l’apparenza, ma non la realtà.
L’occhio del dolore, col velo deformante delle lacrime,
in molti altri rifrange un unico oggetto:
come quei prismi 39 che, a guardarci dentro,
mostrano solo immagini confuse; ma viste di scorcio,
forme chiare e distinte. Così la Vostra dolce Maestà,
vedendo come di scorcio la partenza del signor vostro,
in essa scopre, oltre a lui, l’immagine di altri dolori
che, visti per quello che sono, non son che fantasmi
di realtà inesistenti. E allora, tre volte graziosa Regina,
piangete pure la partenza del vostro signore: non altro, ché altro non
c’è
o, se ci fosse, sarebbe distorto dall’occhio del dolore,
che lamenta realtà immaginate quasi fossero vere.
REGINA
Può darsi; eppure, in fondo all’anima mia,
sono convinta che così non è. Sia come sia,
non posso esser che triste: una tristezza sì greve
che, sebbene io mi sforzi di non pensare a nulla,
questo nulla mi pesa, mi fa venir meno, mi annulla.
BUSHY

