Page 2778 - Shakespeare - Vol. 1
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RICCARDO
Da quando in qua i morenti lusingano i vivi?
GAUNT
No, no, sono i vivi a compiacere i morenti.
RICCARDO
Ma tu, morente, dici che vuoi compiacermi.
GAUNT
Oh no! Sei tu il morente, anche se io sto peggio di te.
RICCARDO
Io sto bene, son vivo e vegeto. Ma te - ti vedo male.
GAUNT
Son io a vederti male, come ben sa il mio Creatore.
Sto male e non ti vedo bene, ma quel che in te vedo sta male.
Null’altro che il tuo paese è il tuo letto di morte,
ove tu giaci, menomato nell’onore.
E da infermo malconsigliato - ché tale tu sei -
il tuo corpo di re consacrato hai consegnato alle cure
di quegli stessi guaritori che, per primi, ti han reso infermo.
Mille adulatori allignano nella tua corona
- un cerchio non più grande del tuo capo -
eppure, ingabbiato in ambito sì circoscritto,
il guasto 29 è esteso quanto l’intero paese.
Oh, se tuo nonno, con occhio di profeta,
avesse visto come il figlio di suo figlio distrugge i suoi figli,
avrebbe messo tanta ignominia fuori della tua portata,
ti avrebbe deposto, pur di non farti ereditar la corona
che ora hai ereditato, solo per farti deporre.
Ebbene, nipote mio, quand’anche tu fossi reggitore del mondo,
sarebbe un’ignominia dar questa terra in appalto,
ma poiché del mondo non possiedi che questa terra
non è tanto più ignominiosa una tale ignominia?
Dell’Inghilterra non sei più il re, ma il proprietario;
sovrano della legge, sei oggi infeudato alla legge,
e per di più...

