Page 2776 - Shakespeare - Vol. 1
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Esiste al mondo qualche futile novità
- non importa quanto futile, purché sia novità -
che non gli venga lì per lì insufflata all’orecchio?
Troppo tardi, allora, si fan sentire i consigli,
là dove il capriccio si ribella alla voce della ragione.
Non dar consigli a chi vuol fare di testa sua.
Ti manca il fiato. Non sprecare quello che ti resta.
GAUNT
Mi sento come un profeta nell’atto dell’ispirazione,
e questo, nell’atto di spirare, posso predire di lui:
la sua impetuosa, violenta vampata di eccessi non può durare,
ché più violento è l’incendio, più presto si spegne.
La pioggerella dura a lungo, non una bufera improvvisa.
Chi troppo dà di sproni è il primo a stancarsi,
e il troppo cibo strozza chi si dà alle abbuffate.
L’avidità di piaceri, cormorano insaziato,
a forza di divorare divora ben presto se stessa.
Questo superbo trono di re, quest’isola scettrata, 25
questa terra di sovrani, questo soglio di Marte,
novello Eden, quasi un paradiso,
questa fortezza che la natura si è costruita
contro ogni contagio o minaccia di guerra,
questa razza d’uomini fortunati, questo piccolo universo,
pietra preziosa incastonata nell’argenteo mare,
che la difende, quasi come un vallo
od un fossato circondano un maniero,
contro l’invidia di meno elette nazioni;
quest’aiuola beata, questa terra, questo reame d’Inghilterra
nutrice e fertile fattrice di grandi monarchi,
di una stirpe temuta, e di gloriosi natali,
famosi per le loro gesta anche in terre lontane,
da soldati di Cristo e cavalieri senza macchia,
quali il sepolcro - fra i refrattari Giudei -
di Chi ha redento il mondo, figlio di Maria benedetta; 26
questa patria di anime nobili, questa cara, cara terra,
il cui prestigio la rende amata nel mondo intero,
è oggi data in appalto - lo dico in punto di morte -
come un qualsiasi podere, o fattoria dissestata.
L’Inghilterra, accerchiata dalla marea montante,
le cui erte scogliere respingono l’ìnvido assedio

