Page 2775 - Shakespeare - Vol. 1
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ATTO II EN

                                 Scena I EN

     Entrano Giovanni di Gaunt, infermo, con il Duca di York e altri. 23

GAUNT

 Verrà il Re, ch’io possa esalare l’ultimo respiro
 dando saggi consigli alla sua giovinezza incostante?

Y ORK

 Non state a tormentarvi, e risparmiate il fiato,
 ché ogni consiglio è sprecato per quelle orecchie.

GAUNT

 Oh, ma dicono che le lingue dei moribondi
 s’impongano all’attenzione come armonie dal profondo.
 Dove si parla a fatica non si fa spreco di parole,
 poiché chi parla soffrendo dice la verità.
 Colui che mai più parlerà è sempre più ascoltato
 di chi, giovane e spensierato, ha solo imparato a piacere.
 È la fine di un uomo che lascia il segno, più che tutta una vita.
 Il sole al tramonto, le ultime note di una melodia,
 l’ultimo assaggio di un dolce - e l’ultimo è sempre il più dolce -
 s’imprimono nel ricordo più di ogni cosa passata.
 Anche se Riccardo non mi ascoltò mai da vivo,
 il mesto sermone di un morituro può forse sturargli le orecchie.

Y ORK

 No, esse son frastornate dalla lusinga di ben altri suoni:
 lodi, da cui anche i saggi si lascian gratificare;
 poemi voluttuosi, le cui cadenze corruttrici
 trovano sempre attento e partecipe l’orecchio dei giovani;
 pettegolezzi sulle mode della splendida Italia,
 i cui costumi tuttora la nostra impacciata nazione
 segue a pie’ zoppo e scimmiotta in basse imitazioni. 24
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