Page 2769 - Shakespeare - Vol. 1
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rinnovino le loro lune e faccian passare i mesi,
 la mia lucerna senz’olio, la mia luce resa fioca dal tempo,
 saranno estinti dall’età e dalla notte senza fine,
 questo mio moccolo residuo sarà arso e disciolto,
 e la cieca morte 16 farà sì ch’io non veda mio figlio.

RICCARDO

 Suvvia, zio, hai ancora molti anni da vivere.

GAUNT

 Ma non un minuto, o Re, che possa darmi tu.
 Tu puoi accorciare i miei giorni, in un tetro dolore,
 sottrarmi qualche notte: non puoi prestarmi un mattino.
 Puoi aiutare il tempo a scolpirmi in viso i solchi dell’età,
 ma non una ruga puoi tu fermare, nel suo itinerario terreno.
 La tua parola basta al tempo per far sua la mia morte:
 da morto, non basta il tuo regno a riscattar la mia vita.

RICCARDO

 Tuo figlio è messo al bando per meditato consiglio,
 e anche la tua parola contribuì al verdetto.
 Per la nostra giustizia, adesso, perché risentirsi?

GAUNT

 Le cose dolci al palato sono acide a digerirsi.
 Mi avete eretto a giudice, ma avrei voluto piuttosto
 che mi aveste imposto di parlare da genitore.
 Oh, fosse stato un estraneo, e non la mia creatura,
 sarei stato più clemente nel trovargli attenuanti.
 Ad un’accusa di parzialità ho voluto sottrarmi,
 e in quel verdetto ho distrutto la mia vita stessa.
 Ahimè, io mi attendevo che uno di voi mi venisse a dire
 che ero troppo severo, nel disfarmi del mio,
 ma alla mia lingua riluttante voi avete concesso,
 contro la mia volontà, di fare gran torto a me stesso.

RICCARDO

 Cugino, addio. Tu, zio, lo dovrai salutare.
 È per sei anni bandito, e non gli resta che andare.

                                                                     Esce [con il seguito].
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