Page 2766 - Shakespeare - Vol. 1
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i nostri occhi si rivoltano alla vista crudele
di ferite fratricide inferte da spade amiche;
e noi pensiamo che le aquile dell’orgoglio,
di un’impennata ambiziosa che punta dritto al cielo
vi abbia istigato, per gelosia reciproca,
a turbare la pace, che nella culla della nostra patria
dormiva il dolce sonno di un tenero infante.
Tale brusco risveglio, con l’ingrato, tumultuoso rullar di tamburi,
un tremendo, strepitoso clangore di trombe,
ed il cozzo stridente di irate armi ferrigne,
potrebbe fugare dalle nostre serene contrade la pace diletta,
e farci guazzare in fiumi di sangue fraterno.
Per tutto questo sarete banditi dai nostri confini.
Voi, cugino Hereford - pena la morte -
finché cinque e cinque estati non siano passate, a far ricchi i campi,
non rivedrete i nostri bei possedimenti
ma batterete gli sconosciuti sentieri dell’esilio.
BOLINGBROKE
Sia fatto il vostro volere. Una cosa mi sarà di conforto:
quel sole che vi riscalda quaggiù splenderà anche per me,
e questa aureola d’oro ch’esso vi presta
investirà anche me, a fare dorato il mio esilio.
RICCARDO
Norfolk, per te c’è in serbo un fato più duro,
che non senza riluttanza m’induco a decretare.
Le lente, ingannevoli ore non dovranno scandire
il tempo illimitato del tuo sofferto esilio.
Le parole senza speranza, “non tornare mai più”,
io pronuncio per te: l’alternativa è la morte.
MOWBRAY
Una dura sentenza, mio sire e temuto sovrano,
ed affatto inattesa, in bocca all’Altezza Vostra.
Ben altra ricompensa, e non la grave mutilazione
del ritrovarmi ramingo sotto la cappa del cielo,
avrei meritato per mano di Vostra Altezza.
La lingua appresa in questi quarant’anni,
il mio inglese natio, devo ora dimenticare,
ed ora questa mia lingua non mi servirà a nulla,

