Page 2760 - Shakespeare - Vol. 1
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GAUNT

 A questo pensi il buon Dio: è stato il nostro Dio in terra,
 il Suo vicario, l’Unto del Signore,
 a provocarne la morte. E se ha commesso un delitto,
 sia il cielo a vendicarlo: io non potrò mai levare
 un braccio ostile contro il Suo ministro.

DUCHESSA DI GLOUCESTER

 A chi dunque rivolgerò i miei lamenti?

GAUNT

 A Dio, campione e difensore delle vedove.

DUCHESSA DI GLOUCESTER

 Ebbene, lo farò. Addio, vecchio Gaunt.
 Tu parti per Coventry, per assister colà
 alla tenzone fra il nostro caro Hereford e il feroce Mowbray.
 Oh, che il male fatto al mio sposo, in cima all’asta di Hereford,
 possa squarciare il petto al macellaio Mowbray!
 O se per mala ventura lui scamperà al primo assalto,
 che i suoi peccati, a Mowbray, pesino tanto nel petto
 da spezzare le reni al suo schiumante destriero,
 e il cavaliere finisca a capofitto giù nell’arena,
 sconfitto, e alla mercé di mio nipote Hereford!
 Addio, vecchio Gaunt. Colei che fu moglie di tuo fratello
 avrà a compagno il dolore sino al dì della morte.

GAUNT

 Sorella, addio: devo andare a Coventry.
 Buona fortuna a te che resti, come a me che parto!

DUCHESSA DI GLOUCESTER

 Ancora una parola. Il dolore, là dove cade, rimbalza:
 non perché vuoto e cavo, ma pel suo stesso peso.
 Io mi congedo prima ancora di cominciare,
 perché la pena non finisce quando sembra esaurita.
 Ricordami a tuo fratello, Edmondo di York.
 Ecco, questo è tutto... Ma no, non partire così!
 Anche se questo è tutto, non andar così subito:
 mi verrà in mente dell’altro. Digli - ah, che cosa? -
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