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Entra Giovanni di Gaunt con la Duchessa di Gloucester. 11
GAUNT
Ah, quanto c’è in me del sangue di Gloucester
mi provoca, ben più delle tue invettive,
a muover contro chi fece scempio della sua vita.
Ma poiché la punizione compete proprio alle mani
che commisero la colpa che non ci è dato di punire,
la nostra causa la rimettiamo alla volontà del cielo
che, quando vedrà maturare i tempi su questa terra,
rovescerà una vendetta di fuoco sul capo dei colpevoli.
DUCHESSA DI GLOUCESTER
Non sai trovare tu, da fratello, uno sprone più forte?
L’amore, nel tuo sangue di vecchio, non arde più vivo?
I sette figli di Edoardo - tu stesso sei uno di loro -
erano come sette ampolle del sacro suo sangue,
o sette lieti virgulti usciti da un unico ceppo.
Di quelle ampolle, qualcuna si disseccò per legge di natura;
di quei virgulti, altri furono dalle Parche recisi;
ma Tommaso, l’amato mio sposo, la mia vita, il mio Gloucester,
un’ampolla ricolma del venerato sangue di Edoardo,
è infranto, e disperso n’è tutto il prezioso liquore;
un ramo in fiore di tanto regale radice
è ora troncato: le foglie della sua estate le hanno seccate
l’invidia, e l’ascia insanguinata dell’assassino.
Ah, Gaunt! Il suo sangue era il tuo! Quel letto, quel grembo,
quel vigore, quello stampo che ti han dato forma
fecer di lui un uomo; e se tuttora tu vivi e respiri
pure in lui fosti ucciso. Tu ti rendi complice,
e anche in larga misura, della morte di tuo padre,
se lasci perire il tuo sventurato fratello,
che era il ritratto stesso di tuo padre vivo.
Non chiamarla pazienza, Gaunt. Questa è disperazione.
Nel tollerare che tuo fratello sia impunemente ucciso
tu scopri la via più breve a chi ti vuol morto
e insegni al crudele assassino come debba scannarti.
Ciò che nell’uomo comune si chiama pazienza
è livida, fredda viltà nei petti dei nobili.
Che debbo dirti? Il modo migliore di salvarti la vita
è vendicare la morte del mio Gloucester.

