Page 2756 - Shakespeare - Vol. 1
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Fosse lui mio fratello - che dico? il mio erede al trono -
 com’è soltanto il figlio del fratello di mio padre,
 io faccio voto, sulla maestà del mio scettro,
 che tale stretto vincolo col sangue di un re consacrato
 non gli darà privilegio alcuno, né sposterà a suo favore
 l’inflessibile fermezza del mio istinto di giustizia.
 Egli è nostro suddito, Mowbray, come lo sei tu.
 Parla liberamente e senza tema: te lo concedo.

MOWBRAY

 Allora, Bolingbroke, fino in fondo al tuo cuore
 tu menti per la gola - quella mendace strettoia.
 Tre quarti di quella somma destinata a Calais,
 debitamente ho sborsato per i soldati di Sua Maestà.
 La quarta parte, col Suo consenso, l’ho riservata a me stesso,
 poiché il mio sire e sovrano era con me indebitato
 dovendomi il resto di ingenti spese da me sostenute
 quando a suo tempo mi recai in Francia, incontro alla Sua regina. 6
 E adesso rimangiati questa menzogna! Quanto alla morte di

      Gloucester,
 non fui io ad ucciderlo: semmai - a mia vergogna -
 non tenni fede, in quel caso, a un impegno giurato. 7
 Quanto a voi, mio nobile Duca di Lancaster,
 onoratissimo padre del mio avversario,
 osai attentare, una volta, alla vostra vita:
 un misfatto di cui la mia anima si duole e tormenta.
 Ma l’ultima volta che mi accostai ai sacramenti
 l’ho prima confessato, implorando esplicitamente
 il perdono di Vostra Grazia: e spero d’averlo ottenuto.
 Questa è la mia colpa. Tutte le altre accuse
 son frutto del rancore di uno scellerato,
 un rinnegato, un fellone più che degenerato,
 da cui, nella mia persona, mi difenderò con ardore.
 Per cui, a mia volta, getto a terra il mio guanto,
 ai piedi di questo traditore così pieno di sé,
 per dimostrare la mia integrità di gentiluomo
 versando il sangue reale che alberga in petto a costui.
 A Vostra Altezza io chiedo, con l’urgenza della passione,
 di stabilire il giorno della nostra tenzone.

RICCARDO
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