Page 2754 - Shakespeare - Vol. 1
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né coi petulanti clamori di due lingue taglienti,
chi abbia ragione in questa nostra contesa:
ancora caldo è il sangue ch’essa farà gelare.
Pure, non posso vantarmi d’essere dolce e paziente
sì da esser messo a tacere senza ribatter parola.
Per cominciare, il rispetto dovuto a Vostra Altezza mi frena
nel dare di briglia e sproni alla mia franchezza,
ché altrimenti partirebbe di slancio, a ricacciargliele
due volte in gola, queste accuse di tradimento.
Ignorando la nobiltà del suo sangue reale
e pretendendo ch’egli non sia imparentato al mio Sire,
io qui lo sfido, e gli sputo addosso,
lo definisco codardo, diffamatore e marrano,
e per provarlo gli concedo qualsiasi vantaggio:
dovessi pure, per affrontarlo, correre a piedi
sino alle crode ghiacciate delle Alpi,
o sino a qualsiasi altra terra inabitabile
dove mai inglese abbia osato di metter piede.
Basti questo, per ora, a proclamare la mia lealtà:
su tutto ciò in cui ho fede, costui mente spudoratamente.
BOLINGBROKE
O livido, tremebondo codardo, qui getto il mio guanto
e qui rinuncio ai miei privilegi di parente del Re,
e metto da parte la regalità del mio alto lignaggio,
che la paura, non già l’ossequio, tu invochi a pretesto.
Se la paura e il rimorso ti lasciano forza bastante
a raccogliere il pegno del mio onore, chinati ordunque!
In nome di questo, e di ogni altro rito della cavalleria,
io sosterrò contro di te, ad armi pari,
quel che ho detto, qualsiasi altra infamia tu possa inventare.
MOWBRAY
Raccolgo il guanto, e giuro su quella spada
che dolcemente toccò la mia spalla e mi fe’ cavaliere:
io ti risponderò secondo ogni buona regola
o cavalleresco rituale della sfida fra nobili;
e quando sarò in arcione, possa non scenderne vivo
se ho mai tradito, o se mi batto senza un buon motivo.
RICCARDO

