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spettacolo. In questo caso, «spettacolo di crisi, anziché rito e solenne
conferma», come nota Serpieri.
A questo forte elemento di stilizzazione si è anche ispirata la recente regia
della Royal Shakespeare Company (1991): il Re e il Vescovo indossano
vesti sontuose e colori sgargianti, mentre tutti gli altri son vestiti di nero da
capo a piedi, e neri, ferrigni, sono gli interni, le mura, le lande gallesi.
Soluzione anticonvenzionale, discutibile forse, ma atta appunto a
sottolineare tale elemento di riduzione all’essenziale, lasciando ogni
splendore alla magia della parola. E medievale è l’idea della “passione e
morte” di questo Re che si fa uomo, che sceglie la via di un martirio
evitabile, e beve dal calice amaro del tradimento e dell’abbandono, trova
anche lui un Pietro che lo rinnega (nella persona del fido York), subisce il
giudizio di un’assemblea di Pilati, scansa per poco la corona di spine (i 33
articoli che Northumberland vorrebbe fargli recitare), ma non può sottrarsi
a una doppia Via Crucis (dalla Torre a Westminster, da Westminster alla
Torre) tra il vituperio delle folle, per poi soffrire la sua vigilia di passione e
patire come ultima offesa (quale ferita al costato) l’infedeltà di Berbero:
una deposizione sentita dal Re come una crocifissione, ma vissuta in teatro
come le tappe di un calvario.

Data

Riccardo II è stato certamente composto tra il 1594 e il 1595, e
probabilmente ritoccato nel 1595, anno di pubblicazione del poema di
Samuel Daniel The Civil Wars (in italiano, I primi quattro libri delle guerre
civili fra le due case di Lancaster e York), a cui non mancano riferimenti nel
t e s t o . Riccardo II fu scritto allo Stationers’ Register (registro della
corporazione degli stampatori, che ne tutelava, in una certa misura, i
diritti) nell’agosto 1597, e pubblicato nello stesso anno, senza però la
scena della deposizione, censurata anche nelle due successive edizioni del
1598, e reintegrata solo nel 1608.

Fonti

Le fonti sono le medesime a cui Shakespeare ha attinto per la prima
tetralogia, e a cui continuerà a attingere per i drammi storici successivi:
soprattutto le Chronicles di Raphael Holinshed (1587), a loro volta
impostate su quelle di Edward Hall, Union of the Two Noble Houses of
Lancaster and York (1548). Altra fonte storiografica di sicuro rilievo è Jean
Froissart (1333-1401), annalista della Guerra dei Cent’Anni, da lui narrata
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