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che qualcuno di loro (il venerabile Gaunt, rappresentante dei valori più alti
del vecchio ordine, il Giardiniere, il fedele staffiere, il tetro sicario Exton)
dia vita ad apparizioni significative. Le presenze femminili (la Regina, e le
Duchesse di Gloucester e York) son poco più che personificazioni, ciascuna,
di un diverso dolore. I tre favoriti, Bush, Bagot e Green - figure
intercambiabili - hanno un ruolo insignificante: restano figurine da
morality play, personificazioni del Vizio.
Shakespeare sposta decisamente su Riccardo la responsabilità per le loro
azioni. I cattivi consiglieri hanno un nome e una persona fisica, ma il
responsabile del malgoverno è lui, il Re.
Le connotazioni medievali, del resto, caratterizzano in modo pervasivo la
resa scenica della vicenda. Al mondo dell’aristocrazia feudale, logoratosi
per più d’un secolo nelle guerre di Francia e poi autodistruttosi nella Guerra
delle Rose, i sudditi di Elisabetta, figli di una società già in parte
mercantile, profondamente rinnovata nelle gerarchie sociali e nei valori
religiosi e civili, guardano ormai come a un mondo scomparso. Essi sentono
tutto il fascino di una nobiltà all’apice del suo fastoso potere. Osserva
E.M.W. Tillyard:
richiamo assai potente in un’età tuttora devota all’araldica, eppure dominata da un’aristocrazia che,
paragonata alle grandi casate del tempo di Riccardo, poteva dirsi composta di parvenus.
In questa sua resa della vecchia Inghilterra dell’ultimo Plantageneto, con
tutta la sua ceremony, il drammaturgo si è certamente ispirato alle forme
d’arte di tale età perduta. Alla suggestione visuale delle miniature
medievali, alla raffinata stilizzazione un po’ na ï f di paesaggi, interni, e
figure umane (pensiamo al nitore figurativo e ai colori smaglianti delle
illustrazioni fiamminghe a Froissart) il dramma deve certamente qualcosa.
Lo stesso ordito linguistico, con la sua elegante filigrana d’immagini e
simboli, è il corrispettivo verbale dell’arte figurativa di un mondo fermo
nelle sue certezze: quel mondo che la caduta dell’unto del Signore avvia a
sicura rovina.
È un mondo, quello di Riccardo II, limitato alla corte e alla Chiesa; da cui
sono esclusi, a differenza di quanto avverrà da Enrico IV in poi, popolani e
borghesi. Costoro - a parte la solitaria apparizione dello staffiere a
Pomfret - compaiono (o meglio, sono evocati) sia pure vividamente, per
pochi istanti, quando fanno ala al passaggio di Bolingbroke sulla via
dell’esilio, o assistono al corteo che riporta a Londra lo sconfitto Riccardo:
non a caso si parla di walls with painted imagery («muri affrescati di
folle»): che cosa è questo, se non un arazzo medievale? Popolani e
borghesi sono solo spettatori, poiché la ceremony è innanzitutto

