Page 2730 - Shakespeare - Vol. 1
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si sfidano con feroce protervia, ma anche questo regolamento di conti è
rinviato, e adesso tocca a Bolingbroke di fare appello alla «dolce pace»
(come Riccardo nella scena iniziale). La congiura di Aumerle e compagni è
sventata prima ancora di prender corpo. La scena dell’abdicazione è
dominata dalla teatralità di Riccardo (il rito dell’auto-sconsacrazione, la
trovata dello specchio), ma l’esito di essa è comunque scontato. Come
scontata è l’uccisione di Riccardo, unico atto violento consumato sulla
scena: un atto il cui perpetratore vorrebbe non aver commesso, e il cui
mandante (posto che sia sincero) vorrebbe non avere ispirato. Persino il
voto finale del nuovo Re prelude a una non-azione: il pellegrinaggio in
Terrasanta (come ben sa il pubblico di Shakespeare) non avrà luogo né ora
né mai.
Un dramma in cui la parola è surrogato dell’azione, o serve solo a
vanificarla? Forse. Sicuramente un dramma in cui le azioni sono evocate,
auspicate, temute, scongiurate, rinviate, sottintese, immaginate e dissolte
come in un arcobaleno, in una serica trama scintillante come una tela di
ragno imperlata di rugiada e vista controluce. Un’opera in cui la parola è
musica, e il linguaggio è tutto (e non a caso l’esiliato Mowbray identifica
nella perdita del linguaggio la perdita della patria e della sua stessa
identità di inglese). Ma questa tela di ragno fatta di parole è ricca di
contenuta tensione in ogni sua fibra, ed è questo, si è detto, che rende
singolarmente avvincente il dramma della non-azione: una vicenda
semplice e lineare che si compone in un insieme delicatamente armonioso
e finemente orchestrato, che ha molto di musicale. Né va dimenticato che
la musica, nell’ambito della cultura elisabettiana, ha un ruolo tutt’altro che
secondario, e nei suoi esiti formali può ben tenere il passo con il teatro e la
poesia lirica, massime forme della creatività inglese in questa fase storica.
Nel caso di Riccardo II vien fatto di pensare, per il nitore dell’esecuzione, a
un complesso di musica da camera. Ma si potrebbe anche leggerlo in
chiave di melodramma:

     Si dispiega una trama, dei personaggi vi entrano in conflitto, e creano nell’esprimersi una vasta,
risonante struttura di parole e di idee che interagiscono fra loro come una complessa composizione
musicale (S. Wells).

E in verità i mirabili “a solo” di Riccardo, il ruolo dei solisti e del Coro,
l’inevitabile staticità dell’azione, il gotico fiammeggiante delle scene
potrebbero prestarsi a un superbo adattamento in veste di opera lirica
(Riccardo tenore, Bolingbroke baritono, Northumberland basso...). La
qualità essenzialmente melodica e lirica del dramma pone naturalmente
non pochi problemi agli attori - che cantanti non sono. Rileva Sir John
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