Page 2618 - Shakespeare - Vol. 1
P. 2618
O perfido muro, la mia gioia per la tua crepa non veggo.
Maledette sian le tue pietre, per avermi ingannato!
T ESEO
Secondo me il muro - visto che è così sensibile - dovrebbe rispondere a
tono.
PIRAMO
No, Sire, in verità no. “Per avermi ingannato” è l’imbeccata di Tisbe. Ella
deve entrare ora, ed io devo guardarla dal buco. Vedrete, sarà come vi
dico. Eccola che arriva!
Entra Tisbe.
T ISBE
O muro, che gemere mi senti tanto spesso,
perché dividi il mio bel Piramo da me!
Le mie ceràsee labbra hanno spesso baciato le tue pietre,
le pietre tue, in te murate con pelo e calce.
PIRAMO
Vedo una voce. Or m’approssimo al buco per vedere
se riesco a udire il volto di mia Tisbe adorata. 105
Tisbe?
T ISBE
L’amante mio, penso tu sia. L’amante mio!
PIRAMO
Pensa pure ciò che vuoi, io son proprio Sua Grazia, l’amante tuo!
E sempre fido ti son come Limandro. 106
T ISBE
Ed io com’Elena, 107 finché non mi uccidano i Fati.
PIRAMO
Non Cefàl sì fedele fu a Procro. 108
T ISBE
Come Scefalo a Procro, io a te.

