Page 2611 - Shakespeare - Vol. 1
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ATTO V EN

                               Scena I 95 EN

    Entrano Teseo, Ippolita, Cortigiani e Valletti, fra i quali Filostrato.

IPPOLIT A

 Strane cose, Teseo, quelle di cui parlano questi innamorati.

T ESEO

 Più strane che vere. Mai sarò indotto a credere
 a queste favole grottesche, a queste storielle di Fate.
 Gli innamorati e i pazzi hanno i cervelli in tale ebollizione,
 e tanto fervide son le loro fantasie, che concepiscono più
 di quanto il freddo raziocinio mai comprenda.
 Il lunatico, l’innamorato e il poeta,
 sol di fantasie sono composti.
 L’uno vede più demoni di quanti l’inferno ne contenga -
 e questo è il pazzo. L’amante, frenetico altrettanto,
 vede la beltà di Elena 96 nel volto d’una zingara.
 L’occhio del poeta, roteando in sublime delirio, 97
 va dal cielo alla terra e dalla terra al cielo,
 e mentre la fantasia produce
 forme ignote, la sua penna
 le incarna, ed all’etereo nulla
 dà dimora e nome.
 Tali artifici possiede la fervida immaginazione
 che se una gioia percepisce,
 sùbito concepisce qualcosa che l’arreca.
 E se di notte immagina spavento,
 presto un cespuglio si trasforma in orso!

IPPOLIT A

 Ma il racconto di tutto ciò che accadde questa notte,
 e il fatto che le menti di ognun furon stravolte,
 attesta qualcosa di più che fantastiche visioni,
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