Page 2606 - Shakespeare - Vol. 1
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T ESEO
Alzatevi, vi prego.
Messeri, so che voi due siete rivali e nemici.
E com’è che al mondo alberga sì dolce concordia
che l’odio è tanto lungi dal sospetto
da dormire a fianco dell’odio senza tema?
LISANDRO
Sire, tra il sogno e la veglia risponderò confuso.
Giuro che finora non so com’io sia qui venuto.
Forse - il vero vorrei dirvi! -
or che ricordo, ecco dev’essere così;
qui io venni con Ermia. Intendevamo
fuggircene da Atene, eludendo la minaccia
delle leggi ateniesi...
EGEO
Basta così! Duca, non più! Ciò vi sia sufficiente!
Invoco la legge, la legge sul suo capo!
Avrebbero voluto fuggirsene via, caro Demetrio.
Questo, avrebbero voluto! Me e te defraudando.
Te di tua sposa, e me del mio consenso...
del consenso al vostro matrimonio.
DEMET RIO
Sire, Elena bella m’informò del loro intento
di fuggire insieme in questa selva.
Ed io, furibondo, qua son venuto ad inseguirli;
ed Elena - di me invaghita - venne sulle mie tracce.
Ma, mio buon signore, non so per quel magia
- ma di qualche magia certo si tratta -
il mio amore per Ermia qual neve si disciolse.
Ora nient’altro mi pare che il ricordo
d’un vano balocco dell’infanzia,
allora appassionatamente amato.
La mia fedeltà, la virtù del mio cuore,
son per Elena soltanto, oggetto e piacere dei miei occhi.
A lei, signore, prima ch’io vedessi Ermia ero promesso.
Ma, come infermo, ebbi a schifo il mio cibo,
ed ora, risanato, torno al mio gusto naturale.
Io quel cibo lo voglio, lo amo, lo bramo,

