Page 2598 - Shakespeare - Vol. 1
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DEMET RIO

 Aspettami, se ne hai il coraggio! Ho ben visto
 che mi corri dinanzi, saltando qua e là,
 e che non osi fermarti a guardarmi in faccia.
 Ora dove sei?

DEMONE

        Vieni qui. Sono qua.

DEMET RIO                                                          (Si giace.)
                                                           (S’addormenta.)
 Ma tu ti beffi di me. Me la pagherai cara...
 se mai riuscirò a vederti in volto alla luce del giorno.
 Ma ora vattene pure! La spossatezza mi costringe
 a distendere il corpo su questo freddo giaciglio.

 Puoi contare di vedermi allo spuntar dell’alba!

        Entra Elena.

ELENA

 O notte angosciosa, o lunga notte tediosa,
 accorcia le tue ore! Il conforto mi giunga dall’oriente,
 che io possa, col giorno, tornarmene ad Atene,
 lontana da coloro che aborrono avermi per compagna.
 E il sonno, che talvolta serra gli occhi al dolore,
 per un po’ lungi mi porti dalla compagnia di me stessa.

                                                            (Si corica e) si addormenta.

DEMONE

        Soltanto tre? Ne giungerà un’altra!
        Due e due di sessi opposti fanno quattro.
        Eccola che viene. Arcigna e addolorata.
        Un bel briccone questo Cupido
        che fa impazzire le povere donne!

                                Entra Ermia.

ERMIA

 Mai così stanca, e mai tanto infelice!
 Fradicia di guazza, e ferita dai rovi,
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