Page 2596 - Shakespeare - Vol. 1
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corrono ad esiliarsi da ogni luce
e a far combutta sempiterna con la notte dal nero volto.

OBERON

 Ma noi siamo spiriti di natura diversa.
 Io vado spesso a caccia con Aurora,
 e, simile a guardaboschi, talora batto le selve
 fin quando la porta dell’Oriente, rutilante di fuochi,
 non s’apra su Nettuno coi suoi raggi benefici,
 e i suoi salsi flutti verdi cangi in oro giallo.
 Nondimeno, affrettiamoci, senza ulteriore indugio,
 ché s’ha da sbrigar la faccenda prima che venga il giorno.

                                                             (Esce.)

DEMONE

                Qua e là, qua e là,
                me li vo’ portare qua e là.
                Son temuto in campagna ed in città.
                Folletto, portali qua, portali là!
 Eccone uno.

                                      Entra Lisandro.

LISANDRO

 Ma dove sei, spavaldo Demetrio? Su, parla!

DEMONE

 Son qui, ribaldo, ed ho sguainato la spada. E tu dove sei?

LISANDRO

 In un attimo sarò da te.

DEMONE

                E allora seguimi
 in luogo più aperto.

                                     (Esce Lisandro, come seguendo la sua voce.)

                                     Rientra Demetrio.

DEMET RIO
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