Page 2589 - Shakespeare - Vol. 1
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- che un attimo fa mi respingeva a calci -
a chiamarmi sua dea, sua ninfa, divina e rara creatura,
preziosa, celestiale? Perché dice costui queste parole
alla donna che odia? E perché mai Lisandro
rinnega il tuo amore, che aveva tanto rigoglio nel suo petto,
per dichiararmi - sto dicendo il vero -
tutta la sua passione, se tu non fossi d’accordo?
E se le mie grazie non son pari alle tue,
se corteggiata non sono come te, e come te felice, anzi
infelicissima, per dover amare senz’esser corrisposta,
compiangermi dovresti piuttosto che spregiarmi.
ERMIA
Ma cosa stai dicendo! Non riesco a capire.
ELENA
E allora continua, continua pure così! Fingi d’essere afflitta!
E fammi le boccacce appena volto le spalle.
Strizzatevi l’occhio, voi due. Continuate questo bello scherzo.
Se riuscirete a tirarlo bene in lungo, passerà alla storia.
Se provaste pietà, e aveste un po’ di garbo, o di buone maniere,
non vi prendereste così gioco di me.
Ma addio. Forse in questo ho una parte di colpa.
Morte, o lontananza, porterà rimedio.
LISANDRO
Ma cara Elena, rimani. Accetta le mie scuse.
Amor mio, vita mia, anima mia, Elena bella!
ELENA
Ma bene!
ERMIA
Tesoro mio, non beffeggiarla così.
DEMET RIO
Se lei non ce la fa con le suppliche, io posso costringerti! 66
LISANDRO
Tu non puoi costringermi più di quanto ella sappia supplicare.

