Page 2586 - Shakespeare - Vol. 1
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DEMET RIO

(destandosi)
     O Elena, mia dea, mia ninfa, perfetta, divina!
     A cosa posso, amor mio, paragonare gli occhi tuoi?
     Il cristallo è torbo. Oh come sempre più mi tentano
     quelle tue labbra turgide, ciliegie da baciare!
     Il bianco puro e gelido delle nevi sulla vetta del Tauro 63
     spazzato dal vento d’oriente, diviene nero corvino
     sol che tu levi la mano. Deh lascia ch’io baci
     questo principesco candore, questo sigillo di letizia. 64

     ELENA

     Oh, oltraggio! Oh, inferno! Vedo che tutti
     siete contro di me per vostro diletto.
     Se aveste un po’ di garbo, se aveste imparato un po’ di cortesia,
     ora non mi maltrattereste così. Non potevate
     semplicemente odiarmi - come so che mi odiate -
     senza aver concordato anche il dileggio?
     Se foste veri uomini, come sembrate in apparenza,
     non trattereste in questo modo una nobile fanciulla.
     Non fareste voti e giuramenti, non pronuncereste lodi esagerate,
     quando poi dal profondo del cuor mi detestate.
     Siete rivali, voi due, nell’amore per Ermia,
     e siete ancor rivali nel farvi beffe di me.
     Bella prodezza, bell’impresa virile,
     far bagnare di pianto gli occhi d’una povera fanciulla
     con le vostre derisioni! Nessuno, di nobil rango,
     oserebbe insultare in tal maniera una ragazza
     e metterla a sì dura prova solo per divertirsi.

     LISANDRO

     Demetrio, il tuo comportamento è crudele. E lo è
     perché ami Ermia. E sai che io lo so.
     E allora, ben volentieri e di buon cuore,
     ecco, dell’amore per Ermia ti cedo la mia parte.
     E tu l’amore per Elena lascialo tutto a me.
     Elena, che amo ed amerò fino alla morte.

     ELENA

     Mai beffardi schernitori hanno sprecato tanto fiato!
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