Page 2588 - Shakespeare - Vol. 1
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Ah tu non pensi ciò che dici. No, non può esser vero!

ELENA

 Ecco, fa parte anche lei della congiura!
 Or vedo che tutt’e tre si sono uniti
 a preparar la beffa a mio disdoro.
 Insolente fanciulla! Amica ingrata!
 Hai tramato, hai congiurato con loro,
 per torturarmi con ignobile beffa?
 E le confidenze e le promesse che da buone sorelle
 ci siamo scambiate, e l’ore trascorse insieme
 quando rimproveravamo al tempo il piè veloce
 che volea separarci... Dunque, tutto dimenticato?
 L’amicizia dei giorni di scuola, l’infantile innocenza?
 Noi, o Ermia, come due dee industriose,
 abbiam trapunto coi nostri aghi un unico fiore,
 su un unico disegno, assise su un unico guanciale;
 entrambe modulando un unico canto, l’una e l’altra in armonia

      interiore,
 come se le nostre mani, i nostri fianchi, le nostre voci, le nostre anime,
 appartenessero a un unico corpo. Così crescemmo insieme,
 qual doppia ciliegia, divisa in apparenza,
 ma gemina in unità; due bei frutti
 formati su un unico gambo;
 due corpi in sembianza, ma un solo cuore;
 unico cuore bipartito, come in araldico stemma,
 ad unica persona riferito, e da un unico cimiero incoronato. 65
 Ed ora in due vuoi tu spaccare il nostro amore antico,
 unirti a due messeri per beffeggiar la tua povera amica?
 Non è cosa degna del tuo affetto, né della tua purezza.
 Con me tutte le donne potrebbero per questo biasimarti,
 sebbene questa ingiuria io la soffra da sola.

ERMIA

 Mi stupiscono queste tue parole addolorate.
 Non sono io a schernirti, ma tu me, mi pare!

ELENA

 Non hai tu per celia istigato Lisandro a corteggiarmi,
 a lodare i miei occhi ed il mio volto?
 Non hai tu costretto Demetrio, l’altro tuo spasimante
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