Page 2570 - Shakespeare - Vol. 1
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Dov’è Demetrio? Oh il vile nome
che dovrebbe perir sulla mia spada!

ELENA

 Non dite così, non dite così, Lisandro!
 Che v’importa, signor mio, se della vostra Ermia è innamorato?
 Ermia pur v’ama ancora. E dunque siatene contento.

LISANDRO

 Contento d’Ermia? Oh no, in verità mi pento
 d’aver trascorso con lei tediosi istanti.
 Non è Ermia, ma Elena, ch’io amo!
 E chi non cambierebbe una cornacchia con una colombella?
 La volontà dell’uomo è governata dalla sua ragione,
 e la ragione dice che tu sei la più degna.
 Ciò che in natura cresce, matura al tempo suo,
 e finora ero troppo giovane, e ancora acerbo.
 Ma poiché adesso ho raggiunto dell’uomo la saggezza,
 la ragione governa il mio volere,
 e ai tuoi occhi mi porta, ove contemplo amorose storie,
 scritte nel più prezioso libro dell’amore.

ELENA

 Ah esser venuta al mondo per trovarmi a beffe sì crudeli!
 Ditemi, quando ho meritato d’esser derisa da voi?
 Non era sufficiente che mai potessi avere, mai sperare,
 da Demetrio uno sguardo di dolcezza?
 Ora vi prendete gioco della mia scarsa bellezza?
 Mi fate torto, in verità, torto davvero,
 a corteggiarmi con tanto dileggio.
 Addio! Devo proprio confessare, signor mio,
 d’avervi immaginato persona più cortese.
 È triste che una donna, respinta da un uomo,
 venga poi, per questo, umiliata da un altro!

                                                                 Esce.

LISANDRO

 Ella non vede Ermia. E tu, Ermia, continua a dormire!
 E mai più possa apparire agli occhi di Lisandro!
 Ché, come l’eccessiva sazietà di dolci
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