Page 2571 - Shakespeare - Vol. 1
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porta lo stomaco alla nausea più profonda,
o, come le eresie, una volta abiurate,
vengon tanto più odiate da coloro che illusero,
così tu, mia indigestione, mia eresia,
da me più che da ogni altro sii odiata!
E voi, mie facoltà, e voi, miei poteri, rivolgetevi tutti
ad adorare Elena bella, e a farmi suo cavaliere!

                                                           Esce.

     ERMIA

(destandosi)
     Aiuto! mio Lisandro, aiuto! Strappa, con tutta la tua forza,
     questo serpe strisciante dal mio petto!
     Ahimè, sognar così, che cosa orrenda!
     Lisandro, guarda come tremo di spavento.
     Sognavo che un serpente mi rodeva il cuore,
     e che tu sorridevi a quello scempio.
     Lisandro! Come... se n’è andato? Lisandro, signor mio!
     E come? non mi sente? Andato via! Non sento nulla, non una parola!
     Ohimè, dove sei andato? Parla, se mi senti!
     Parla, te ne prego, in nome di tutti gli amori! Io vengo meno dallo
          spavento!
     Non rispondi? Allora non ci sei più.
     Ah devo immediatamente ritrovarti. O te o la morte!
                                                                                               Esce.
                                               (Titania rimane distesa, addormentata.)
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