Page 2530 - Shakespeare - Vol. 1
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Kott.) Le Fate assumevano aspetti crudeli e maligni, con manifestazioni di
natura indomita, perversa, da giungla primeva. Forse non è che il testo -
in quanto copione - subisse eccessiva violenza, ma è sicuro che la
versione scenica non era propriamente una sua attualizzazione, seguendo
essa liberazioni autonome, aberranti, analoghe, tutto sommato e mutatis
mutandis, a quelle degli esiti operistici. Ciò va detto, e riconosciuto,
indipendentemente dalla qualità teatrale della rappresentazione - che, nel
caso di Peter Brook, fu indiscutibilmente altissima. D’altronde il buon teatro
non si misura sulla sua aderenza al copione: quando è buono è buono -
indipendentemente. Per certo operazioni come quella di Granville-Barker e
di Peter Brook sono destinate, col passare degli anni, a non avere più lo
stesso mordente del momento storico delle loro esecuzioni, che fu quello
delle avanguardie artistiche europee. E siamo forse in attesa di un ritomo
alla ortodossia, in un rinnovato desiderio di ridare la parola alla grande
voce di Shakespeare, in una commedia in cui, per unanime riconoscimento,
egli raggiunse il vertice della sua vena comica e della sua perfezione
formale. Un esempio di ritorno filologico è stato dato nel 1977 dalla
realizzazione di John Barton. D’altronde una critica più avveduta, e capace
di usare strumenti d’analisi raffinati, può scoprire una straordinaria
complessità in una pièce che, in verità, non ha bisogno di compensazioni
coreografiche, musicali e spettacolari, al di là di quanto suggeriscono le sue
didascalie; e che, anzi, viene a soffrirne, ricevendo un appiattimento, e non
poca vanificazione, appunto, della sua ricchezza poetica, delle sue sottili
ironie, e delle sue interne complessità.

Nota al testo

Il testo e la data

La prima edizione del Midsummer Night’s Dream è l’in-quarto (Q1) del
1600, a cura dell’editore Thomas Fisher, che compare anche nella
registrazione della commedia effettuata nel libro della Corporazione dei
Librai (Stationer’s Register) l’8 ottobre del 1600. Il frontespizio del Q1
aggiunge al titolo:

          «Varie volte pubblicamente recitata dai servitori
          del Lord Ciambellano. Scritta da William
          Shakespeare. Stampata a Londra, per Thomas Fisher,
          e venduta nel suo negozio, all’Insegna del Cervo Bianco, in Fleet Street. 1600».

Si tratta di un ottimo testo, forse passato a quella specie di copyright che
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