Page 2526 - Shakespeare - Vol. 1
P. 2526

sostanza dei sogni».

          Tutto il mondo è un teatro
          e tutti gli uomini e le donne non sono che attori

si legge in As You Like It (II, vii, 139-40). In Macbeth (V, v, 24-26) l’uomo è
paragonato a

                  […] un povero attore
          che avanza tronfio e smania la sua ora
          sul palco, e poi non se ne sa più nulla.

E in King Lear il mondo è chiamato «questo teatro di pazzi».
Ma torniamo un momento all’antinomia fondamentale,

                                       RAGIONE VS. FOLLIA

V’è, nell’ultimo atto (i, 2-17), una famosa affermazione di Teseo che
arresta l’attenzione dell’interprete. In prossimità della conclusione,
Shakespeare vien presentando i vari punti di vista dei maggiori personaggi
nei confronti di quanto è accaduto nel bosco - o si racconta che è
accaduto. Teseo è scettico. Rocchetto ci crede. I giovani amanti ci credono
e non ci credono. Ippolita osserva che la storia ha l’aria di essere
improbabile, ma che tuttavia deve pur contenere qualcosa di “vero” (V, i,
26). Secondo Teseo, “amanti”, “poeti” e “pazzi” sono tutti compresi nella
stessa categoria. Eppure nelle follie dell’arte e dell’amore ci sono verità
ben più profonde di quelle che la razionalità apprende e la legge
amministra. Si ricorderà la famosa esclamazione di Amleto, dinanzi alla
incredulità di Orazio (I, v, 174-75):

          Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,
          di quante non ne sogni la tua filosofia.

Afferma Ippolita (V, i, 23-27):

          Ma il racconto di tutto ciò che accadde questa notte,
          e il fatto che le menti di ognuno furon stravolte,
          attesta qualcosa di più che fantastiche visioni,
          e la cosa assume grande consistenza -
          per quanto strana e prodigiosa.

Il fatto «assai consistente» è non solo il miracolo della poesia, che dinanzi
allo spettatore ha creato un’illusione più vera della realtà; è anche quel
   2521   2522   2523   2524   2525   2526   2527   2528   2529   2530   2531