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sostanza dei sogni».
Tutto il mondo è un teatro
e tutti gli uomini e le donne non sono che attori
si legge in As You Like It (II, vii, 139-40). In Macbeth (V, v, 24-26) l’uomo è
paragonato a
[…] un povero attore
che avanza tronfio e smania la sua ora
sul palco, e poi non se ne sa più nulla.
E in King Lear il mondo è chiamato «questo teatro di pazzi».
Ma torniamo un momento all’antinomia fondamentale,
RAGIONE VS. FOLLIA
V’è, nell’ultimo atto (i, 2-17), una famosa affermazione di Teseo che
arresta l’attenzione dell’interprete. In prossimità della conclusione,
Shakespeare vien presentando i vari punti di vista dei maggiori personaggi
nei confronti di quanto è accaduto nel bosco - o si racconta che è
accaduto. Teseo è scettico. Rocchetto ci crede. I giovani amanti ci credono
e non ci credono. Ippolita osserva che la storia ha l’aria di essere
improbabile, ma che tuttavia deve pur contenere qualcosa di “vero” (V, i,
26). Secondo Teseo, “amanti”, “poeti” e “pazzi” sono tutti compresi nella
stessa categoria. Eppure nelle follie dell’arte e dell’amore ci sono verità
ben più profonde di quelle che la razionalità apprende e la legge
amministra. Si ricorderà la famosa esclamazione di Amleto, dinanzi alla
incredulità di Orazio (I, v, 174-75):
Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio,
di quante non ne sogni la tua filosofia.
Afferma Ippolita (V, i, 23-27):
Ma il racconto di tutto ciò che accadde questa notte,
e il fatto che le menti di ognuno furon stravolte,
attesta qualcosa di più che fantastiche visioni,
e la cosa assume grande consistenza -
per quanto strana e prodigiosa.
Il fatto «assai consistente» è non solo il miracolo della poesia, che dinanzi
allo spettatore ha creato un’illusione più vera della realtà; è anche quel

