Page 2524 - Shakespeare - Vol. 1
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agire com’egli non desidererebbe mai. Da un lato l’influsso siderale - nella
fattispecie: solstizio, luna -, dall’altro l’azione di forze occulte -
animisticamente, mitopoieticamente rappresentate dal dominio degli spiriti
-. Si tratta di un vero e proprio regno, isomorfo nei confronti dell’altro che
si situa all’apice della scala gerarchica. Ha un re (Oberon) e una regina
(Titania), che hanno il loro Fool (Puck), e i loro sudditi. Così come il regno
di Teseo amministra la razionalità, ed è “classico”, il regno di Oberon
amministra l’impulso, il capriccio, la passionalità, l’erotismo, ed è “celtico”,
“medievale”, “romanzesco”. Quale sia la funzione dell’intervento del mondo
degli spiritelli in occasione delle nozze di Teseo e Ippolita traspare
chiaramente da queste parole di Titania ad Oberon (II, i, 68-73):

          … E com’è che sei di ritorno
          dalle terre più remote dell’India
          se non perché la tua arrogante Amazzone,
          la tua coturnata amante, il tuo amor guerriero,
          va sposa a Teseo, e tu al loro talamo nuziale
          vuoi elargire gioia e prosperità?

Si può ben capire - riconosciuta l’antinomia speculare - come
naturalmente la Poesia appartenga al regno di Oberon e non a quello delle
passioni sopite, dominate, giuridicamente amministrate. L’operatività
dell’animismo subculturale non ha per certo finalità morali. Il succo della
viola del pensiero ha semplicemente il potere di far invaghire della prima
persona di sesso opposto che cade sotto gli occhi. È perciò amorale e
insensato. Tuttavia questo mondo è ricchissimo di poesia, affascinante,
quanto il potere del suo filtro, per quello spettacolo fantasioso che
instancabilmente dispiega dinanzi allo spettatore, particolarmente di ordine
floreale mitopoietico, e non a caso arricchito di musiche, di canti, di danze.
È la poeticità per antonomasia; anche se del genere decorativo
rinascimentale. Potremmo dire, una sorta di poésie pure. Nel rigore
simbologico della pièce, rappresenta il fascino della fantasia, tout court - e
oggi potremmo persino dire dell’inconscio, mediante l’onirico, dacché vi si
verificano non solo fatti preternaturali, ma anche vi si realizzano desideri
evidentemente rimossi. Perciò vediamo - ancora gerarchicamente - che i
giovani amanti oscillano fra il mondo della Ragione, del costume, della
legge, e il mondo dell’Istinto, dell’impulso, della fantasia.
Mirabile è il modo in cui Shakespeare fa giuocare i piani della realtà e del
sogno. Intanto: quanto accade nella selva viene veramente vissuto o è
sognato? I quattro nobili ateniesi, una volta che le tensioni si sono risolte,
hanno maturato la convinzione di aver sognato. Dice Ermia (IV, i, 189-90):
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