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anche col fatto che è l’urbe di Atena, dea della intelligenza e della ragione.
Atene - non a caso - sarà illuminata dalla luce del sole, mentre il Bosco,
sede d’incantesimi e di errori, verrà illuminato dalla luna. Dunque possiamo
schematizzare intanto la materia come segue:

                     AT ENE  VS. BOSCO

Razionalità                            Irrazionalità
Sole                                   Luna
Leggi, costumi (cultura)               Sregolatezza, impulsi, istinti
                                       (natura)

Che la “selva” è, per tradizione, simbolo dello smarrimento e dell’errore
non c’è bisogno di ricordarlo. V’è anche qui, nel Sogno, una «selva
selvaggia». E il topos torna frequentemente in Shakespeare, in Two
Gentlemen of Verona Valentino, capo dei fuorilegge, ha come suo spazio
congeniale la foresta; in As You Like It il duca bandito si è ritirato nella
foresta delle Ardenne; in The Merry Wives of Windsor tutti gli incantesimi e
le beffe hanno luogo nella foresta di Windsor. Fra l’altro wood nell’inglese
medievale ed elisabettiano significava, come sostantivo, “bosco”, ma,
come attributo, “pazzo”, “lunatico”; e la locuzione to be in a wood significa
“trovarsi smarriti, in difficoltà, in imbarazzo”. Nella città - in Atene - ci
vengono, all’inizio del dramma stesso, presentati tre rapporti che sono
istituzionali: quello di moglie e marito, che sta per attuarsi nelle nozze di
Teseo e Ippolita, quello di genitore e figlia, che costituisce il primo e
fondamentale conflitto (la trasgressione della legge dell’obbedienza
paterna) e quello di autorità politica e sudditanza, rappresentato da Teseo
nei confronti degli ateniesi. Teseo, significava, in una interpretazione
allegorica del medioevo - e anche nell’emblematica del Rinascimento -
l’eroe che doma la natura ribelle: il Minotauro, i Centauri, le Amazzoni
(Ippolita è un’amazzone costretta da Teseo alle leggi della polis); la muta
dei cani del Duca (IV, i) ha voci tanto educate che fanno armonia, il che è
altra metafora della riduzione del caos naturale all’ordine razionale. Teseo,
si osservi bene, non crede nelle Fate; si rifiuta di crederci (V, i, 2-3). Non a
caso lo spazio congeniale di Teseo è la polis, Atene.
Dunque le norme contro le quali si profila la trasgressione di Ermia sono le
leggi ateniesi, quale complesso simbolico. D’altronde già nell’accusa del
senex affiorano agilmente le antitesi. Egeo accusa Lisandro di avergli
stregata la figlia mediante rime e musica. In altri termini, gli espedienti
poetici, le malìe della immaginazione, avrebbero sovvertito la razionalità di
Ermia. L’antitesi è chiaramente presentata al livello della manifestazione: è
Ermia che parla, lagnandosi della incomprensione paterna; ed è Teseo che
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